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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2013 alle ore 18:46.

Nessun sistema economico, per quanto ottimale, è in grado di sostenere una crescita a lungo termine una volta che non si può più riformare. Dopo lo straordinario miracolo economico post-1945, il Giappone ha adottato una modalità di crescita molto rallentata per mancanza di flessibilità e adattamento alle istituzioni in una nuova fase di sviluppo economico caratterizzata da una maggiore competizione globale. Per contro, la Corea del Sud ha mantenuto il suo slancio nella crescita sin dalla crisi asiatica della fine degli anni ’90. Gli economisti occidentali criticano spesso il sistema economico della Corea del Sud, ma il punto chiave è che le sue istituzioni sono flessibili e aperte al cambiamento, il che implica un alto livello di resistenza economica.

Ma perché un sistema è più flessibile alle riforme, mentre l’altro no? Negli ultimi anni, la ricerca ha indicato che gli interessi particolari e le lobby potenti sono in grado di distorcere le politiche economiche e fare in modo che i governi perdano delle buone opportunità. Un sistema che sia recettivo alle riforme richiede che il governo abbia più potere e ricchezza di qualsiasi altro gruppo di interesse, rendendolo in grado, in tal modo, di perseguire obiettivi a lungo termine e garantire il successo delle riforme.

della Peking University, ad esempio, sostiene che il governo cinese sia in grado di individuare le politiche giuste nei momenti critici in quanto non viene influenzata indebitamente da nessun gruppo di interesse. E’ questa neutralità, secondo lui, che spiega il successo della transizione economica della Cina ed i suoi trent’anni di rapida crescita economica.

Ma cosa succederà adesso? La Cina sta entrando in una nuova fase di sviluppo e le riforme istituzionali nei settori più importanti (in particolar modo nel settore pubblico, nella distribuzione del reddito, nella proprietà territoriale, nel sistema di registrazione delle proprietà immobiliari e nel settore finanziario) sono diventate indispensabili.

Ovviamente, le riforme sono più difficili da implementare oggi rispetto a quando la Cina ha iniziato la sua transizione economica. Le aziende statali, ad esempio, rappresentano oggi il 40% dei beni totali aziendali, ma solo il 2% delle aziende il che comporta un’enorme influenza politica. Ma la Cina non sembra tuttavia andare nella direzione ad esempio della Russia. Al contrario, l’accumulo di ricchezza nelle mani del governo cinese dovrebbe in realtà evidenziare la sua capacità di portare avanti le riforme.

La flessibilità istituzionale è stata fondamentale per la transizione economica in Cina e la crescita rapida degli ultimi trent’anni. Ed è altrettanto importante che il governo cinese rimanga neutrale ed eviti di farsi catturare dai gruppi di interesse. In breve, le autorità devono garantire che il sistema rimanga aperto al cambiamento nel lungo termine. Il successo dell’implementazione di nuove riforme ad ampio raggio dipende fondamentalmente da questo.

Traduzione di Marzia Pecorari

Zhang Jun è professore di economia e direttore del China Center for Economic Studies presso la Fudan University di Shanghai.

Copyright: Project Syndicate, 2013.

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