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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2013 alle ore 17:57.

Affamati di Scienza

AMSTERDAM – Sul delta del Mekong, gli agricoltori ottengono 6-7 tonnellate di riso per ettaro nelle stagioni secche e 4-5 tonnellate per ettaro nelle stagioni umide, utilizzando varietà di riso a maturazione rapida che permettono fino a tre raccolti consecutivi all’anno. Al contrario, i coltivatori di riso dell’Africa occidentale raccolgono all’anno solo 1,5 tonnellate per ettaro del tradizionale riso d’altura, mentre degli altri cereali non se ne producono più di una tonnellata - una cifra paragonabile ai rendimenti dell’Europa medievale.

Tali disparità hanno motivo di esistere. In effetti, la proliferazione di tecnologie agricole - dai macchinari più efficienti a varietà di colture ad alto rendimento o più resistenti – possiede le potenzialità per una riduzione notevole del divario di produttività, anche se rimangono le differenze tra i climi e tra i produttori.

Ad esempio, in Africa, una nuova varietà di riso da produrre in zone aride, il Nerica, triplica i rendimenti annuali. Allo stesso modo, nel corso degli ultimi quarant’anni, il miglioramento dei metodi di allevamento, i mangimi di qualità superiore, e le migliori cure veterinarie hanno più che raddoppiato la produzione media di latte in tutto il mondo. Tuttavia, le discrepanze regionali restano enormi: le mucche nei Paesi Bassi sono in grado di produrre circa 9 mila litri di latte all’anno, mentre ai tropici gli allevamenti di Zebù ne producono solo circa 300 litri.

La necessità di aumentare la produzione agricola diventa ogni giorno sempre più urgente. La popolazione mondiale dovrebbe raggiungere i nove miliardi entro il 2050 e, al contempo, le persone del mondo in via di sviluppo – dove si verificherà quasi tutta la crescita della popolazione - sono alla ricerca di diete più variegate. Entro il 2030, la domanda di prodotti animali raddoppierà, con la domanda globale di prodotti alimentari in aumento del 40%.

La scienza puòcontribuire molto alla sicurezza alimentare mondiale. Sebbene la modificazione genetica non è essenziale per la nutrizione del mondo, fornisce perònotevoli vantaggi, consentendo agli scienziati di introdurre o potenziare alcuni caratteri particolari – la resistenza ai virus nella manioca, per esempio, o una migliore digeribilità dei mangimi – cosa che non puòessere realizzata con l’allevamento convenzionale.

Di sicuro, aumentare i rendimenti non è la stessa cosa che alimentare il mondo. Se una vasta fetta della popolazione non puòpermettersi il cibo che viene prodotto, la quantità prodotta è irrilevante. Mentre, negli ultimi 20 anni, quasi un miliardo di persone sono uscite dalla povertà (definita dalla Banca Mondiale come un reddito di meno di 1.25 dollari al giorno, in termini di parità di potere d’acquisto), tale progresso si rivelerà più difficile per il prossimo miliardo di persone.

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