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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2013 alle ore 19:00.

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Krugman: Francia, non darti pena

Sul suo blog, l'economista oxfordiano Simon Wren-Lewis ha fatto notare che la Francia sta adottando politiche di bilancio severissime, molto più di quello che sarebbe logico in questo contesto macroeconomica. Wren-Lewis fa anche notare, però, che il Governo di Parigi ha eliminato il suo disavanzo di bilancio strutturale attraverso aumenti delle tasse, più che attraverso tagli alla spesa.

E Olli Rehn, il commissario agli affari economici e monetari dell'Unione Europea, invece di elogiare i francesi per la loro responsabilità nella gestione dei conti pubblici e la loro disponibilità a sfidare le leggi basilari della macroeconomia pur di abbracciare il vangelo dell'austerity, dichiara furibondo che la temperanza finanziaria deve venire dai tagli alla spesa.

Come fa notare Wren-Lewis, il signor Rehn in questo caso sta palesemente travalicando i suoi compiti: la Francia è una nazione sovrana, con un Governo regolarmente eletto, e tra l'altro non ha chiesto alla Commissione aiuti speciali di alcun genere. Pertanto Rehn non ha nessun titolo per dire ai francesi se e quanto grande debba essere il loro settore pubblico.

Ma il problema è più ampio: la verità è che Rehn ha gettato la maschera. Non è una questione di rigore nei conti pubblici, non lo è mai stata. Lo scopo è sempre stato usare lo spauracchio ingigantito dei pericoli del debito per smantellare lo Stato sociale. Come osano i francesi prendere alla lettera gli allarmi sul deficit ma rifiutarsi di ricostruire la loro società secondo i dettami del neoliberismo?

La gloire che verrà
Rispondo, molto tardivamente, all'articolo di Steven Erlanger sul New York Times riguardo al declino francese e ai timori che l'orgogliosa nazione possa scivolare in seconda fascia. C'è una cosa che va sempre tenuta a mente a questo proposito, e ce la ricorda l'editorialista Roger Cohen: ormai sono decenni che i francesi brontolano e si lamentano, eppure la Francia resta un posto niente male dove vivere. Forse sarebbe il caso di prendere con le molle tutti questi timori?

Ma c'è un altro aspetto che non cita mai nessuno, o quasi: c'è una cosa che i francesi continuano a fare più di altre nazioni ricche d'Europa, in particolare la Germania, ed è avere figli. Se guardiamo le proiezioni demografiche dell'Eurostat di qui al 2060 e diamo per scontato (come sembra ragionevole) che il livello di prodotto interno lordo pro capite rimarrà analogo, a metà di questo secolo la più grossa economia europea non sarà la Germania, ma la Francia, per la pura e semplice forza dei numeri.

Se l'Unione Europea per allora sarà ancora in piedi, questo potrebbe voler dire che la Francia sarà la nazione guida di una delle più grandi potenze economiche mondiali. Benvenuti nel nuovo impero francese!

Va bene, forse sto esagerando. Però mi stupisce che il relativo vantaggio demografico della Francia all'interno del vecchio continente non riceva maggior attenzione.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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