Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2013 alle ore 17:07.

My24

Gülen vive in esilio volontario in Pennsylvania dove presiede un’ampia rete informale di scuole, think tank, aziende e media presenti in cinque continenti. Solo negli Stati Uniti i suoi seguaci hanno fondato circa 100 scuole private sovvenzionate ed il movimento ha guadagnato terreno in Europa sin dalla fondazione della prima scuola a Stuttgart in Germania nel 1995.

Nel suo paese i seguaci di Gülen hanno creato un vero e proprio stato all’interno della Turchia ottenendo grande successo tra le forze di polizia, la magistratura e la burocrazia. I gülenisti negano di controllare la polizia turca ma, come l’Ambasciatore degli Stati Uniti presso la Turchia, non abbiamo trovato nessuno che abbia detto il contrario.

L’influenza del movimento sulla magistratura assicura che le trasgressioni dei suoi membri non vengano perseguite. In un caso ben documentato, un sottoufficiale presso una base militare agendo a nome del movimento Gülen è stato sorpreso a piazzare dei documenti per imbarazzare i militari. Il procuratore militare incaricato di seguire le indagini si è ritrovato in breve tempo in prigione con l’accusa di aver montato il caso, mentre il responsabile è stato reintegrato. Un commissario di polizia senior vicino al movimento dopo aver fatto un esposto sulle attività del movimento è stato accusato di collaborare con i gruppi di estrema sinistra pur avendo trascorso gran parte della sua carriera a perseguirli, ed è finito in carcere.

Il movimento di Gülen usa questi processi per rinchiudere coloro che lo criticano e rimpiazzare gli oppositori in posizioni governative importanti. L’ultimo obiettivo del movimento sembra quello di ridefinire la società turca secondo l’immagine conservatrice e religiosa del movimento stesso. I media che sostengono Gülen sono stati particolarmente attivi rispetto a quest’obiettivo rilasciando un flusso continuo di disinformazione sugli imputati nei processi montati da Gülen, coprendo allo stesso tempo le responsabilità della polizia.

Ma i rapporti tra Erdoğan ed i gülenisti si sono raffreddati. Non appena i laici, una volta comune nemico di entrambi, sono usciti di scena, Erdoğan ha iniziato ad avere meno bisogno del movimento. Il punto di rottura è arrivato nel febbraio del 2012, quando i gülenisti hanno provato a destituire il capo dell’intelligence, una persona di fiducia del Primo Ministro, avvicinandosi pericolosamente allo stesso Erdoğan. Il Primo Ministro ha risposto togliendo i gülenisti dalle loro posizioni all’interno della polizia e della magistratura.

Ma la capacità di Erdoğan di ostacolare il movimento è limitata. Recentemente sono state ritrovate delle cimici nell’ufficio di Erdoğan messe, secondo i suoi collaborator più stretti, dalla polizia. Ciò nonostante Erdoğan, noto per la sua arroganza, ha risposto con notevole compostezza. Nel caso in cui avesse avuto dei dubbi rispetto al fatto che il movimento sia in possesso di intelligence imbarazzante, se non addirittura di informazioni più pericolose, le rivelazioni delle cimici li avranno senza dubbio spazzati via.

Negli ultimi mesi, i media stranieri si sono focalizzati soprattutto sul comportamento di Erdoğan. Ma se da un lato la Turchia si è trasformata in un pantano kakfiano, una repubblica di giochi sporchi e cospirazioni surreali, sono i gülenisti ad essere in parte responsabili. E’ importante ricordarlo in vista degli sforzi del movimento di travestire la sua attuale opposizione ad Erdoğan con i principi della democrazia e del pluralismo.

I cronisti gülenisti predicano in favore dello stato di diritto e dei diritti umani, anche se i media difendono gli evidenti processi show. Il movimento considera Fethullah Gülen come il faro della moderazione e della tolleranza, mentre il suo sito in lingua turca divulga . Questo doppio livello di comunicazione sembra essere diventato una seconda pelle per i leader gülenisti.

La buona notizia è che il resto del mondo ha iniziato a vedere la repubblica di Erdoğan per quello che è: un regime sempre più autoritario costruito intorno ad un leader popolare ma con molti difetti. La repressione nei confronti degli oppositori del suo governo ha fatto sfumare le Olimpiadi 2020 ad Instabul. Ma quello che si deve ancora riconoscere è il ruolo preoccupante e separato che ha avuto il movimento gülenista nel portare la Turchia all’attuale impasse. Quando gli americani e gli europei discutono del ruolo del movimento nelle loro società dovrebbero analizzare più da vicino l’esperienza della Turchia.

Traduzione di Marzia Pecorari

Dani Rodrik, professore di scienze sociali presso l’Institute for Advanced Study, Princeton, New Jersey, è l’autore di The Globalization Paradox: Democracy and the Future of the World Economy.

Copyright: Project Syndicate, 2013.

Shopping24

Dai nostri archivi