Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2013 alle ore 15:55.

My24
Stato debole, paese povero

In tutto il mondo in via di sviluppo, i bambini muoiono perché nascono nel posto sbagliato, non per malattie esotiche e incurabili, ma per le malattie infantili di routine che noi sappiamo ormai curare da circa un secolo. Senza uno stato in grado di garantire un servizio ostetrico e pediatrico sanitario di routine, questi bambini continueranno a morire.

Allo stesso modo, senza la capacità del governo, le norme e la loro attuazione non funzionano correttamente, e di conseguenza le aziende hanno difficoltà ad operare. Senza il funzionamento corretto dei tribunali civili, non si può garantire che gli imprenditori innovativi possano rivendicare il compenso delle loro idee.

L’assenza della capacità governativa, ovvero dei servizi e della rete di protezione che i cittadini dei paesi ricchi danno per scontato, è una delle cause principali di povertà e miseria in tutto il mondo. Senza uno stato efficiente che lavori con cittadini attivi e coinvolti, non ci sono molte possibilità di ottenere la crescita necessaria per abolire la povertà globale.

Sfortunatamente, i paesi ricchi del mondo stanno attualmente peggiorando le cose. Gli aiuti stranieri, ovvero i trasferimenti dai paesi ricchi ai paesi poveri, hanno la loro rilevanza soprattutto in termini di sanità; grazie a questi fondi infatti molte persone che sono vive oggi sarebbero morte. Ma gli aiuti stranieri indeboliscono dall’altro lato il processo di sviluppo della capacità dello stato locale.

Ciò è più evidente in paesi (per la maggior parte in Africa) dove il governo riceve i fondi, che sono molto consistenti rispetto alla spesa fiscale (spesso più della metà del totale), in modo diretto. Questi governi non hanno bisogno di un contratto con i loro cittadini, di un parlamento e neppure di un sistema di prelevamento tasse. La loro responsabilità è solo nei confronti dei donatori, ma anche quest’aspetto è fallimentare nella realtà in quanto i donatori messi sotto pressione dai loro cittadini (che vogliono giustamente aiutare i poveri) hanno bisogno di sborsare i soldi tanto quanto (per non dire di più) i paesi poveri hanno bisogno di riceverli.

Ma cosa succederebbe se si scavalcassero i governi e ? Sicuramente gli effetti immediati sarebbero senz’altro migliori, specialmente nei paesi in cui i fondi meno consistenti sono trasferiti da governo a governo e riescono effettivamente ad arrivare ai poveri. E ci vorrebbe una somma sorprendentemente minima, pari a circa 15 centesimi di dollari al giorno, da ogni adulto del mondo ricco per portare tutti almeno al livello di povertà di 1 dollaro al giorno.

Ma questa non è una soluzione. Le persone povere hanno bisogno di un governo per avere delle vite migliori ed escludere il governo potrebbe sì migliorare le cose a breve termine, ma non risolverebbe i problemi di fondo. I paesi poveri non possono lasciare per sempre la gestione dei servizi sanitari nelle mani dei paesi stranieri. Gli aiuti non garantiscono quello che ai poveri serve di più, ovvero un governo efficiente che lavori con loro oggi e domani.

Una cosa che possiamo fare è spingere i nostri governi a smettere di fare cose che rendono ancor più difficile per i poveri uscire dalla povertà. Ridurre gli aiuti è una di queste, ma lo è anche limitare il commercio delle armi, migliorare il commercio dei paesi ricchi e le politiche di sostegno, fornire consulenza tecnica che non sia legata agli aiuti e sviluppare medicine migliori per le malattie che non prendono più le persone ricche. Non possiamo aiutare i poveri indebolendo ancor di più i loro governi già deboli.

Traduzione di Marzia Pecorari

Angus Deaton, professore di economia e affari internazionali presso la Woodrow Wilson dell’Università di Princeton, è autore di The Great Escape: Health, Wealth, and the Origins of Inequality (Princeton University Press, 2013.)

Copyright: Project Syndicate, 2013.

Shopping24

Dai nostri archivi