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Economia Lavoro

Arrivano i manager per la «pole» online

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2010 alle ore 08:08.


MILANO
«Forse non saprò scrivere l'italiano, come mi rimproverano i miei professori del liceo (scientifico, ndr), ma so benissimo la lingua che piace a Google. Capisco le sue inflessioni, non mi spaventano i suoi "dialetti", so tradurre i suoi sussurri in grida, per far sì che i miei contenuti in rete siano cliccatissimi. E per metterla a disposizione delle aziende, questa lingua, vengo pagato profumatamente».
Parola di baby "architetto" di siti internet, 17 anni, che preferisce restare anonimo «perché le aziende non sempre amano sapere la mia età». E già perché oggi conoscere "l'idioma" del motore di ricerca più importante al mondo - l'ombelico del web, l'arbitro (im)parziale che decreta la differenza tra essere e non essere – significa molte cose, in termini di marketing online. Ma quella più importante è che saper scrivere il lessico di Google vuol dire essere "ben indicizzati", comparire in alto in pagina, tra i primissimi risultati quando qualcuno digita il nostro nome o quello della nostra impresa. Per le grandi aziende è facile: Fiat, Luxottica, Esselunga, Enel. Sono solo esempi di gruppi che non possono essere indicizzati male perché rispecchiano un'attività, volumi di traffico e una capacità enorme di budget dedicata allo sviluppo delle piattaforme online. Ma per la classica azienda di tondini, per il piccolo imprenditore che non vuole rinunciare alla vetrina del web, quali sono gli stratagemmi per essere trattati bene da Mountain View e per comparire in cima alla lista dei risultati?
L'ottimizzazione dei siti internet in funzione della loro indicizzazione nei motori di ricerca è una specialità molto classica nel mondo della rete, ma che sta cambiando in funzione della crescente "intelligenza" di Google, Yahoo! Bing & company. Gli esperti del settore si chiamano Seo (Search engine optimizer) e un tempo avevano vita facile: bastava inondare un sito di parole chiave e il vecchio Altavista, solo per fare un nome dell'ancien régime del cyberspazio, li indicizzava per bene. Poi gli algoritmi dei motori di ricerca sono diventati sempre più "furbi": oggi un sito può contenere tutti i trucchetti del mondo, per tentare di comparire bene nei risultati di ricerca, ma se il contenuto non è buono, non scalerà, com'è giusto che sia, nessuna classifica nei risultati di indicizzazione.

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«Ecco perché bisogna partire da qui, dalla qualità dei contenuti – racconta Michal Gawel, giovanissimo direttore tecnico e del marketing di Seolab, azienda torinese del settore – perché la bravura di Google sta nel dare risposte sempre più pertinenti alle domande dei navigatori. Certo che poi il Seo dovrà strutturare questi contenuti a livello semantico, suggerire i titoli giusti, scrivere un codice pulito, ma anche avere un cuore che sta a metà tra il giornalismo e il marketing. La mia ormai è una professione multifacoltà».
Gli dà ragione un altro nome noto del comparto, Francesco Tinti, che sostiene come «la figura del Seo oggi non sia più quella del tecnico puro, ma anche dell'esperto di webmarketing, di chi sa far arrivare i contenuti sui social network e li sa mischiare sui diversi media». Senza contare che Google cambia continuamente, basti pensare che il nuovo algoritmo Caffeine, messo a punto da Larry Page e Sergej Brin, «sta rivoluzionando l'indicizzazione dei siti web – continua Tinti – e ci sono nuovi criteri per essere presi nella rete, per esempio conta l'apprezzamento che i nostri contenuti ricevono dai social network, quanto vendono ritwittati o ripostati su Facebook».
La professione del Seo, però, non prevede una formazione strutturata. Non ci sono università, i corsi sono spesso molto frammentati e in fondo su internet si trova molto. Ma la creatività quella no, è la parte più preziosa che i giovanissimi rubano ai più "vecchi", rigorosamente under 40. Di solito chi si occupa di Seo ha una formazione umanistica, le lauree vanno da filosofia a scienze politiche, anche se poi ci vuole molta voglia di spaccarsi gli occhi davanti al monitor, studiando le tecniche Seo.
«Oggi l'istituzione che si avvicina di più a un'accademia dei Seo è la nostra scuola (www.77academy.com) – dice Marco Corsaro, fondatore di 77Agency, 15 milioni di fatturato, con clienti come Rcs, Nokia e Walt Disney – alla quale si accede attraverso una selezione rigorosa fatta di test attitudinali. Ma la cosa che viene premiata di più è la passione. Se trovassi cinque ragazzi bravi che programmano in Ruby li assumerei subito».
«Mi piacerebbe che la figura del Seo non fosse vista più come quella di un tecnico in grado di mettere in atto una serie di trucchetti per raggirare il motore di ricerca - spiega Sandro Tiani di Yahoo! Italia, laurea in scienze delle comunicazione – ma come un esperto in grado di migliorare la fruibilità del web».
Ma essere ben piazzati nei risultati dei motori di ricerca non basta. Bisogna anche controllare che la propria reputazione non subisca contraccolpi, come sostiene Marco Conte di Tsw Strategies, che racconta: «Qualche tempo fa un'azienda di prodotti per l'infanzia si era rivolta a noi perché aveva avuto un problema con uno dei suoi prodotti. I clienti, giustamente, si erano scatenati nei forum. Il problema è che queste critiche erano rimaste anche quando il problema era stato ampiamente risolto. Li abbiamo aiutati, facendo loro capire che sarebbe dovuti scendere nell'arena di internet, con la loro identità, entrando nei forum e spiegando che si trattava di una difficoltà superata».
Ma quanto costa un Seo a un'azienda? Risponde Enrico Madrigrano, meglio conosciuto in rete come "Madri", guru del settore: «So di gente che chiede alle grandi aziende anche 100-150mila euro. Ma le cose non vanno sempre bene. Non faccio nomi ma ricordo il caso di quella internet company italiana che aveva chiesto a un gruppo importante attivo nei prestiti personali 120mila euro l'anno per ottimizzargli il sito. Poi si scoprì che avevano fatto un lavoro minimo facendo danni».
Quindi, qual è il giusto prezzo per il lavoro di un Seo? «Se si deve lavorare su un sito di piccole dimensioni e si fa solo l'ottimizzazione mille-duemila euro. Per lavori più complessi direi dai 5mila euro in su», conclude "Madri", uno degli uomini che sussurra a Google.

http://danielelepido.
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