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Finanza e Mercati In primo piano

Borse europee ancora a fondo, Wall Street recupera

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2010 alle ore 14:05.

Nuova brusca frenata per le principali Borse europee, con gli investitori orientati alla fuga dal rischio e alla ricerca di porti sicuri. I mercati scontano l'incertezza della ripresa di Eurolandia (messa a repentaglio dalla crisi dei debiti statali - in particolare dei paesi più fragili, che pesa sulle banche - e dalle dure manovre correttive in atto dalla Germania alla Francia, dalla Spagna all'Italia) e le ipotesi di regolamentazione più stringente (anche se ancora non definita). I listini continentali si sono portati sui minimi da settembre del 2009 mandando in fumo 113 miliardi di euro di capitalizzazione.

L'indice paneuropeo Dj Stoxx 600 ha lasciato sul terreno il 2,48 per cento. Scivoloni soprattutto a Madrid (-3% l'Ibex) e a Milano, peggior piazza, dove il FTSE IT All Share e il FTSE Mib hanno archiviato la seduta in calo rispettivamente del 3,3% e del 3,4% dopo essere arrivati a cedere oltre 5 punti percentuali.

Un po' meno negativa la performance del Cac40 di Parigi (-2,9%), del FTSE 100 di Londra (-2,25%) e del Dax30 di Francoforte. Gli indici settoriali hanno chiuso tutti in deciso ribasso: fra i peggiori bancari, auto, risorse di base, costruzioni, beni industriali e assicurazioni. In calo anche l'euro, a quota 1,22 dollari.La moneta unica è scesa ai minimi da otto anni e mezzo sullo yen e quasi al minimo da quattro anni sul dollaro. Gli investitori temono per la crisi del debito europea e si rifugiano nelle valute più sicure.

L'euro ha terminato la sua corsa negli scambi intraday continentali a 1,2239 dollari, dopo aver toccato un minimo di 1,2176 dollari. Euro/yen a 109,64, dopo aver toccato il minimo dal novembre 2001 di 108,95.Dollaro/yen a a 89,65.Alla chiusura dei listini newyorchesi l'euro segnava un recupero a 1,2332 (ore 22).

Quanto a Wall Street, preoccupata dalla tenuta delle banche europee (l'intervento dell'istituto centrale spagnolo, lunedì, a favore della Cajasur ha fatto ipotizzare la possibilità di nuovi interventi salva-banche) e dall'alta tensione tra le due Coree, il Dow Jones è partito subito male ed è scivolato sotto l'importante soglia dei 10mila punti. Da questa sponda dell'Atlantico è stata inevitabile la solita reazione pavloviana e i listini si sono accodati al ribasso. Ancora un volta, in un'area a forte vocazione d'export, la correlazione inversa euro debole/azioni forte non si concretizza (leggi il perché).

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Nel finale i listini Usa sono riusciti ad annullare le perdite accumulate nel corso della giornata. Al termine il Dow Jones ha ceduto lo 0,20% a 10.046,62 punti, il Nasdaq ha perso lo 0,12% a 2.210,95 punti mentre lo S&P 500 ha chiuso in lieve rialzo a 1.074,24 punti (+0,05%).

Tornando nel Vecchio continente i titoli maggiormente penalizzati sono stati quelli del comparto bancario e automobilistico. In particolare, tra le banche hanno perso quota le irlandesi Allied Irish (-12,8%) e Bank of Ireland (-8,9%) oltre che il gigante anglosassone Lloyds (-8,9%). Pesante anche Unicredit (-7,5%, nel corso della seduta è stata anche sospesa per eccesso di ribasso, con volumi oltre il doppio rispetto alla media degli ultimi tre mesi) e il Crédit Agricole (-6,6%). Nel comparto automotive le vendite hanno penalizzato titoli come Fiat (-5,6%, in rosso anche la controllante Exor), Renault (-6,9%) e Porsche (-5,3%). Male anche i produttori di pneumatici con Pirelli & C che ha lasciato sul terreno il 3,2% e Continental il 2,19 per cento.

A Piazza Affari tra i bancari perdite più contenute, ma consistenti, per Intesa Sanpaolo (-3,3%), Popolare milano (-4,9%), Fondiaria-Sai (-4,1%), Azimut (-5,6%) Mediolanum (-3,4%), Mediobanca (-3,4%). Male anche gli editoriali con Espresso (-7,61%) e Rcs (-4,1). Segno rosso anche per il settore delle costruzioni: Buzzi Unicem (-4,1%) Italcementi (-2,2) e Impregilo (-4,6% le ordinarie).

La ripresa delle cadute a catena delle Borse riaccende il dibattito tra pessimisti e ottimisti sulla ripresa. La Grecia è stata solo «la punta dell'iceberg - sostiene Arnab Das,il vice di Nouriel Roubini, ha riportato Cnbc. «Molti dei motivi che erano alla base del recente rally dei mercati sono venuti meno - ha aggiunto Das - .La tesi di una ripresa a V si è indebolita, ci sono possibilità di una seconda contrazione in Europa e il rischio che la crescita si faccia esitante negli Usa».

Tesi non condivise da Michael Yoshikami, capo della strategia di investimenti della YcmNet Advisors: «Continuo a pensare che la ripresa, per quanto debole stia proseguendo. E ritengo che la psicologia dei mercati sia molto migliorata rispetto al marzo del 2009. Quello che mi preoccupa sono i deficit di bilancio - ha aggiunto Yoshikami - gli eccessi di regolamentazione, l'elevata disoccupazione e la persistenza di decisioni sbagliate tra imprese e consumatori». L'analista non condivide la recente previsione di Roubini, secondo cui le Borse in media sono destinate a perdere un altro 20 per cento circa.

Pessimisti sulle sole prospettive dell'azionario sono Richard Sparks, della Schaeffer`s Investment Research, e Jack Reutemann, titolare della Research Financial Strategies. «La correzione non è terminata, peso che caleremo ancora - ha detto Reutemann- .Attualmente il mercato sta peggio di come stesse a gennaio». Secondo Sparks in parte la fase di caduta attuale riflette il fatto che prima molti investitori non erano pienamente convinti della tendenza alla crescita delle Borse.

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