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Finanza e Mercati Azioni

Hayward prende tempo ma Obama attacca sui dividendi

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2010 alle ore 20:23.

LONDRA – Hanno cercato di essere convincenti, ma hanno evitato attentamente di sbilanciarsi. L'incontro con gli analisti organizzato da Bp e pilotato dal presidente Carl Hernic Svanberg e dal ceo Tony Hayward è stato un abile esercizio di equilibrismo per annunciare al mondo che mentre dal Golfo del Messico arrivano segnali incoraggianti, il gruppo inglese ha le spalle larghe abbastanza per pagare i danni e distribuire il dividendo. Non hanno assunto nessun impegno, ma almeno hanno espresso la volontà di continuare con la politica sempre quella che fa della cedola una certezza nella politica di Bp.

«La nostra priorità assoluta - ha detto Hayward - è risistemare la situazione nel Golfo, ma manterremo i nostro impegni con gli azionisti». La decisione però ha aggiunto Svanberg «spetterà al board, che non si è ancora pronunciato». Il prossimo dividendo deve essere deliberato a fine luglio quando saranno resi noti i conti del secondo trimestre. Entro allora Bp spera di aver capito meglio la portata finanziaria del disastro nella piattaforma Macondo. Soltanto ieri Moody's e Fitch hanno rivisto al ribasso il giudizio sulla compagnia petroliferia (da Aa1 ad Aa2 per Moodys e da AA+ ad AA per Fitch) tenendo oltretutto la porta aperta per ulteriori revisioni. E oggi il titolo è crollato al London Stock Exchange, la borsa di Londra, di un ulteriore 4,36%, aggiornando i minimi.

«Per ora - ha ribadito Hayward a tutte le domande di analisti e investitori che puntavano a quantificare in qualche modo le dimensioni del disastro – non siamo in grado di prevederlo. Al momento è stato pagato un miliardo di dollari (ma secondo gli analisti il conto finale potrebbe variare da 5 a 35 miliardi) e continueremo a questo ritmo senza considerare le conseguenze delle multe e delle liti future». Come dire costi effettivi in gran parte già liquidati o quantomeno accantonati.

Hayward e Svanberg hanno insistito sul punto: il quadro finanziario è solido e con il prezzo del barile a questi livelli Bp non ha problemi a creare utili abbastanza per accontentare gli azionisti e soddisfare le esigenze del pubblico della classe politica e dell'amministrazione americana. Tutti infuriati, a cominciare dal presidente Obama, con la società britannica e la sua incerta azione nella caccia al greggio sui fondali profondi del Golfo del Messico.

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A ormai quasi sette settimane dall'inizio della crisi l'inquilino della Casa Bianca ha fustigato nuovamente il gigante petrolifero, proprio perché i vertici non hanno voluto chiarire se eviteranno di dare il pagamento del dividendo. La compagnia britannica, ha attaccato il presidente, dovrebbe evitare di dare «solo gli spiccioli» come risarcimento danni ai residenti della costa, mentre spende miliardi di dollari nel distribuire il dividendo agli azionisti.

Bp ha lanciato una maxi campagna pubblicitaria su tv, radio, stampa e web da 50 milioni di dollari. L'obiettivo è convincere gli americani che la compagnia «metterà a posto tutto». Nel video si vede Hayward affermare che «la marea nera è una tragedia che non sarebbe mai dovuta accadere. La Bp si è assunta la piena responsabilità delle opere di pulizia nel Golfo» e la compagnia «onorerà tutte le legittime richieste (di danni), e tutte le operazioni di bonifica non costeranno nulla ai contribuenti. A coloro che sono stati colpiti e alle loro famiglie dico che sono profondamente dispiaciuto».

Come si temeva, intanto, la marea nera è arrivata in Florida. Grumi di catrame sono stati ritrovati sulla candida spiaggia di Pensacola. I bagnanti sono corsi fuori dall'acqua disgustati non appena si sono accorti che l'incubo del Golfo del Messico è una terribile realtà.


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