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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2010 alle ore 19:01.
Di qui al 2012 le dieci maggiori banche europee, più l'italiana Intesa Sanpaolo, dovranno rimborsare 916 miliardi e 221 milioni di dollari di obbligazioni. È questa la cifra che emerge sommando il totale del debito in scadenza dei primi 11 istituti di credito (per capitalizzazione) del Vecchio continente (Russia esclusa). Una spada di Damocle con cui dovranno fare i conti a partire dal prossimo anno. È nel 2011 infatti che c'è l'impennata del debito a maturazione. La cifra che le 11 top bank europee dovranno sborsare salirà infatti a quota 310 miliardi e 490 milioni di dollari, dai 116 miliardi e 537 del 2010.
Il dato poi cresce ancora nel 2012 quando la cedola salirà a quota 489 miliardi e 194 milioni. Di cui più della metà in carico a Bnp Paribas che dovrà rimborsare la bellezza di 271 miliardi e 153 milioni di dollari. Oltre cinque volte la sua attuale capitalizzazione che si aggira intorno a 57 miliardi di dollari.
Più contenuto ma comunque consistente il conto per le due big italiane. Il debito a scadenza 2011 di Unicredit al nono posto per capitalizzazione in Europa, è pari a 30 miliardi e 459 milioni di euro. Cifra che scende a 20 miliardi 552 milioni nel 2012. Minore la cedola della «rivale» Intesa Sanpaolo: 23 miliardi e 697 milioni nel 2011, 11 miliardi e 347 milioni nel 2012.
Restando nel nostro paese, qualche dato interessante lo ha segnalato peraltro la stessa Banca d'Italia, nella sua recente relazione annuale. Il 39%, dei 629 miliardi di obbligazioni che risultavano emesse dalle banche italiane a fine marzo 2010, scade nel 2011. Circa l'80% poi va a maturazione entro il 2014.
Tonrnado alle top bank europee, il grafico che il Sole 24 Ore ha elaborato aggregando le scadenze mostra una flessione soltanto nel 2013. In quest'anno il debito a maturazione si attesta a quota 144 miliardi e 542 milioni. Per poi scendere progressivamente e risalire nel 2019 e 2020. Sul dato di questi ultimi anni pesa la maxi cedola di Hsbc (prima banca europea) che dovrà rimborsare 79 miliardi e 931 milioni nel 2019 e 277 miliardi e 364 milioni nel 2020.
L'impennata dei debiti in scadenza nei prossimi anni - spiegano gli addetti ai lavori - è l'onda lunga del credit crunch. Tra il 2008 e il 2009, con il crollo dei mercati seguito alla crisi finanziaria e il raffreddamento del mercato interbancario, tantissime società in tutto il mondo fecero ricorso al mercato obbligazionario per raccogliere fondi. Bond quindi, soprattutto breve scadenza, dato il clima di sfiducia generalizzato di quei giorni. E per lo più nel settore della finanza, il più colpito dall'emergenza «liquidità».