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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2010 alle ore 16:04.
Che non fosse una partita facile si sapeva. La ormai vecchia questione della sopravvalutazione dello yuan torna a fare discutere. Anche perché i cinesi, lungi dall'avere intenzione di arretrare, ora danno a vedere di volere ristabilire le distanze. E allora, lo yuan non è affatto sottovalutato - tesi difesa soprattutto a Washington -, anzi, è sopravvalutato. È la tesi sostenuta, un po' a sorpresa, sul principale quotidiano di riferimento del partito comunista cinese, il Daily News, da Xie Taifeng, economista presso l'Università di economia e finanza di Pechino. «Attualmente il tasso di scambio del renminbi non ha di certo il problema di essere sottovalutato - spiega Xie - semmai è sopravvalutato».
I prezzi al consumo in Cina, osserva l'economista, sono cresciuti del 68,8% dal 1994 mentre al tempo stesso le importazioni di prodotti cinesi a basso prezzo hanno permesso agli altri paesi di contenere l'aumento dell'inflazione. «Per questo - conclude l'economista - in base alla teoria della parità di acquisto, il tasso di cambio dello yuan rispetto al dollaro non dovrebbe aumentare ma semmai diminuire».
In effetti il Dragone sembra volere mettere le mani avanti: il presidente Hu Jintao parteciperà al G-20 dei capi di Stato e di governo di fine mese (26-27 giugno) a Toronto, ma non ha intenzione di parlare dei tassi di cambio. «Riteniamo che sarebbe inappropriato discutere dei cambi del renminbi nel contesto del G-20», ha affermato oggi un portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang. Il funzionario ha inoltre ribadito la difesa di Pechino sul regime di controlli che pratica sui cambi valutari, affermando che si è lavorato duramente per dargli stabilità e così contribuire alla crescita economica.
Soprattutto gli Stati Uniti premono su Pechino affinché rivaluti la divisa nazionale, sostenendo che viene tenuta artificiosamente bassa per favorire l'export cinese. Oggi però Qin ha chiarito che il gigante asiatico non intende subire pressioni da altri paesi su questo fronte. Il G-20 raggruppa le grandi economia avanzate del G-8, assieme ai maggiori paesi emergenti, come Cina e India, e a alcuni stati rilevanti di Africa e Medio Oriente.