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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2010 alle ore 09:31.
Borse in rosso. I mercati europei hanno chiuso la giornata con un ribasso vicino al punto percentuale. A indebolire i mercati è stato il declassamento da parte di Fitch della prima banca francese Bnp Paribas (-1,92%) che ha riportato alla luce i timori sulla tenuta del sistema bancario del Vecchio continente. Il Cac40 di Parigi ha ceduto lo 0,83%, il Dax30 di Francoforte lo 0,42%, il FTSE 100 di Londra lo 0,98 per cento. Chiusura negativa anche per Piazza Affari dove l'indice FTSE Mib ha ceduto lo 0,97% e il FTSE IT All Share lo 0,86%, tra scambi in ripresa rispetto alle seduta precedente, per 3,1 miliardi di euro di controvalore.
A Milano ha pesato il rinvio di Intesa Sanpaolo sulla quotazione di Fideuram, mentre ha ceduto Fondiaria-Sai, in attesa di conoscere le manifestazioni d'interesse per il polo assicurativo Liguria-Sasa. Debole Fiat, nel giorno del referendum tra i dipendenti sull'accordo separato per lo stabilimento di Pomigliano d'Arco.
Wall Street. Chiusura in calo anche per Wall Street. Il Dow Jones perde l'1,43% a 10.293,30 punti, il Nasdaq cede l'1,19% a 2.261,80 punti , mentre lo S&P 500 arretra dell'1,60% a 1.095,35 punti. Sull'andamento del listino americano ha pesato il dato sul mercato immobiliare che ha evidenziato una calo del 2,2% delle vendite di case esistenti rispetto ad aprile, mentre gli economisti si aspettavano un incremento del 6 per cento.
I credit default swap di Pechino. L'altra importante notizia di giornata sul fronte finanziario arriva dalla Cina, dove si stanno innalzando i timori legati ad una bolla immobiliare e del credito. Le autorità di Pechino hanno infatti annunciato la creazione di un mercato dei Credit default swap (contratti di assicurazione contro il rischio del debito sovrano). «Posso assicurare - ha detto Shi Wenchao, segretario generale della Associazione nazionale degli investitori di mercato istituzionali - che la versione cinese dei Cds prenderà corpo in un periodo di tempo non troppo lungo».
«In Cina le transazioni sul reddito fisso stanno aumentando - ha aggiunto Wenchao - di conseguenza è necessario introdurre un meccanismo simile a quello dei Cds». I dubbi su questo passo comunque non mancano. Da un lato, infatti, gli operatori occidentali hanno imparato a prendere con le molle i dati macro, e di bilancio aziendale, provenienti da Pechino: troppo spesso sono opachi e incompleti; dall'altro, è nota la polemica sulla reale efficacia di questi strumenti nel segnalare il rischio di credito di un soggetto, vista la facilità con cui si possono alterare le loro quotazioni.