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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2010 alle ore 11:10.
Come era ampiamente previsto dopo la rinuncia del presidente uscente, Corrado Faissola, il comitato esecutivo dell'Abi riunito questa mattina a Milano ha designato Giuseppe Mussari al vertice dell'associazione delle banche italiane. Mussari è il presidente della terza banca italiana, Monte dei Paschi di Siena. La conferma è giunta dallo stesso Faissola che al termine della riunione ha letto una breve dichiarazione.
La designazione è avvenuta «all'unanimità e qui io direi, per acclamazione» ha detto Faissola. Come aveva spiegato pochi minuti prima Alessandro Azzi, presidente di Federcasse e portavoce dei cinque saggi che hanno svolto le consultazioni, il nome di Mussari sarà portato, per l'approvazione formale finale, all'esame del nuovo consiglio nominato dall'assemblea Abi in programma il 15 luglio a Roma. Mussari resterà in carica per il biennio 2010-2012.
Il Comitato esecutivo ha ringraziato il presidente uscente Faissola «per i risultati raggiunti e per l'opera svolta con passione, dedizione, professionalità e impegno, nell'interesse del sistema bancario e più in generale del Paese».
Mussari, 48 anni ancora da compiere, è nato a Catanzaro dove è rimasto fino alla maturità scientifica per poi trasferirsi proprio a Siena dove ha conseguito la laurea in giurisprudenza per poi iscriversi all'albo degli avvocati ricoprendo anche l'incarico di presidente della Camera penale della città toscana. Vicino agli allora Ds, nel 2001 viene nominato presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, carica che mantiene fino al 28 aprile 2006 quando passa al "piano nobile" della finanza senese, la presidenza della banca che conserva ancora oggi.
La scelta di Mussari è destinata a dare maggiore dinamismo e aggressività all'associazione bancaria italiana, non solo per ragioni caratteriali e anagrafiche ma anche per la complessità che il settore del credito deve affrontare, non solo sul mercato nazionale ma anche europeo e globale, dalla grande crisi che non può dirsi ancora definitivamente alle spalle, alle pressioni dei governi nazionali ma anche delle istituzioni comunitarie sul settore bancario a cui si chiede di restituire ed "emanciparsi" dagli aiuti pubblici ricevuti nel pieno della crisi. Aiuti che non sono stati uniformi in tutti i paesi e dunque richiedono percorsi di rientro adeguati alle singole situazioni nazionali.