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Al G8 esame di coscienza sugli aiuti ai poveri del mondo

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2010 alle ore 22:10.

TORONTO - Il G-8 si fa l'esame di coscienza sugli aiuti ai poveri del mondo. E confessa, cinque anni dopo, di non aver mantenuto le promesse del vertice di Gleneagles, quando, sotto la pressione delle rockstar, dell'opinione pubblica mondiale e degli attentati alla metropolitana di Londra, aveva annunciato di voler aumentare di 50 miliardi di dollari gli aiuti ai paesi più poveri, soprattutto dell'Africa. La scadenza era il 2010 e ora, secondo un rapporto della presidenza di turno canadese, il G-8 scopre che mancano all'appello 18 miliardi di dollari. Un gap pressoché impossibile da colmare entro la fine dell'anno.

Per fare ammenda, i grandi dell'economia mondiale aggiungono promesse a promesse. Ieri, il primo ministro canadese Stephen Harper, aprendo un incontro degli otto con i leader di sette paesi africani, ha annunciato una nuova iniziativa per la salute delle madri e dei bambini e la riduzione della loro mortalità. Il Canada ci metterà quasi 3 miliardi di dollari in cinque anni, la Fondazione di Bill e Melinda Gates 1,5 miliardi. Non è ancora chiaro quanto intendano stanziare gli altri paesi del G-8. Ma le organizzazione umanitarie lamentano già che si tratta solo in misura minima di fondi addizionali. «Quest'anno - dice Farida Bena, di Oxfam-Ucodep – fa notizia la salute materna, l'anno scorso si parlava di sicurezza alimentare. Ogni anno il G-8 tira fuori dal cappello una nuova iniziativa. Ma senza un aumento reale del livello degli aiuti, si tratta semplicemente di modificare i capitoli di spesa».

Nel rapporto canadese, come in quelli redatti nei mesi scorsi dall'Ocse e da alcune organizzazioni non governative, l'Italia figura fra i più inadempienti rispetto alle promesse passate. Al vertice de L'Aquila dello scorso anno, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva annunciato di voler sanare l'arretrato dei contributi italiani al Fondo gbale per la lotta all'Aids, alla malaria e alla tubercolosi, pari a 130 milioni di euro e di voler versare ulteriori 30 milioni di dollari. Finora, nelle casse del Fondo non sono arrvati nè gli uni nè gli altri, unico governo ancora inadempiente per il 2009, nonostante Berlusconi avesse rivendicato la paternità della creazione del Fondo al summit di Genova del 2001.

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Per l'inziativa per la sicurezza alimentare lanciata a L'Aquila l'anno scorso, il G-8 ha promesso 22 miliardi di dollari, ma solo 6 miliardi sono nuovi finanziamenti. Dall'Italia sono stati stanziati 428 milioni, di cui 180 di nuovi impegni. Ma il nostro paese resta in coda alle classifiche degli aiuti allo sviluppo con un modesto 0,16% del prodotto interno lordo, ben lontano dall'impegno europeo di arrivare allo 0,51 entro quest'anno.

La differenza fra le promesse fatte dal nostro paese dal 2002 in poi e le cifre effettivamente stanziate è di 21 miliardi di dollari, secondo i calcoli di ActionAid: una cifra sufficiente a comprare attrezzi agricoli e sementi per 5 milioni di famiglie, oppure pagare 5 anni di istruzione elementare per 5 milioni di bambini.

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