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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2010 alle ore 19:45.
Se i leader del G-20 non riusciranno a trovare un terreno comune di coordinamento sulle strategie di gestione, l'economia mondiale rischia di perdere nei prossimi anni 4.000 miliardi di dollari e fino a 30 milioni di posti di lavoro. È l'allarme lanciato dal Fondo monetario internazionale secondo quanto riporta il Washington Post. Per il ministro delle Finanze del Canada, James Flaherty, queste previsioni «sono l'argomento più forte a favore di standard comuni e su questo penso che possiamo fare molto di più».
È proprio in Canada, a Toronto, che domani e domenica si tiene il G20, il summit che include i paesi del G8, i giganti emergenti - come Cina e India - e alcuni dei maggiori player di Africa e Medio Oriente. Messi assieme fanno il 90 per cento del Pil planetario. Fra i punti in agenda del summiti, a cui partecipano anche rapprsentanti della maggiori organizzazioni finanziarie internazionali, come l'Fmi e la Banca Mondiale, c'è la proposta, approvata al Consiglio europeo di Bruxelles, di istituire una tassa sulle transazioni finanziarie a livello mondiale. «La nostra priorità a Toronto – ha scritto il presidente Usa Barack Obama in una lettera inviata venerdì scorso agli altri leader del G20 - è quella di salvaguardare e rafforzare l'economia mondiale. Dobbiamo agire insieme per rafforzare la ripresa. Dobbiamo impegnarci sul fronte delle finanze pubbliche e dobbiamo completare la riforma della finanza».
Alla vigilia del summit, il cancelliere tedesco Angela Merckel ha ribadito che «è il momento di ridurre i deficit, consolidando i bilanci in modo intelligente per garantire una crescita sostenibile». La Merkel ha anche sottolineato che premerà per l'introduzione di una tassa sulle banche.
La presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner sosterrà invece che «le politiche di aggiustamento non faranno altre che aggravare ancora di più la situazione». Lo ha anticipato ieri a Vancouver, dove è stata l'oratrice principale del secondo congresso della Confederazione sindacale internazionale (Csi), al quale hanno partecipato 156 delegazioni di tutto il mondo, tra le quali quella della Cisl italiana. Cristina Fernandez, dopo aver ricordato che «dall'Argentina stiamo vedendo uno scenario internazionale ed una realtà molto simile a quella che abbiamo vissuto noi nel 2001», ha anche anticipato che proporrà la riforma dell'Fmi e si dirà favorevole al fatto che i governi «intervengano attivamente nelle politiche anticicliche ed avviino finalmente una regolamentazione a fondo del movimento dei capitali, che ora non hanno alcun tipo di controllo e che è stata una delle cause principali della crisi».