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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2010 alle ore 12:17.
A una settimana dal G20 di Toronto (26-27 giugno) Barack Obama prende carta e penna e scrive una lettera ai numero uno dei paesi che fanno girare l'economia mondiale. Un messaggio contro l'austerity di molti governi, attraverso il quale il presidente degli Stati Uniti invita tutti a collaborare per cancellare la lunga lista di dissensi che ancora dividono i paesi del G-20. Nella lettera – ottenuta in esclusiva dal Washington Post - Obama non nasconde la sua delusione per il mancato raggiungimento dei propositi presi un anno fa a Pittsburgh, indicando che persistono «gravi lacune» nelle economie dei paesi del G-20.
Ed è qui che, pur non menzionandola mai direttamente, attacca la Cina. Il riferimento è chiaro quando scrive di quei paesi il cui sviluppo è eccessivamene basato «sulla forte dipendenza dalle esportazioni». Obama sprona nuovamente la Cina anche sul fronte valutario, dato che, rispetto a quanto indicato 12 mesi prima a Pittsburgh, poco è stato fatto per favorire un apprezzamento dello yuan. Una rivalutazione gradita agli Stati Uniti proprio perché darebbe il segnale che la Cina intende intraprendere la strada di ridurre la dipendenza dalle esportazioni.
«Voglio anche sottolineare che i tassi di cambio orientati al mercato sono essenziali al globale vitalità economica», scrive Obama. Un punto, quello del cambio, sul quale la posizione della Cina è, però, molto distante. Il presidente Hu Jintao ha fatto sapere di non avere intenzione di parlare dei tassi di cambio al G-20. A rafforzare il concetto che lo yuan non sarebbe sottovalutato – come sostegono gli Usa – è arrivato anche un articolo sul principale quotidiano di riferimento del partito comunista cinese, il Daily News, in cui Xie Taifeng, economista presso l'Università di economia e finanza di Pechino, ha spiegato che «attualmente il tasso di scambio del renminbi non ha di certo il problema di essere sottovalutato, semmai è sopravvalutato».
Tra i dissensi che i paesi del G-20 sono chiamati a chiarire rapidamente c'è anche l'aggressivo taglio ai budget varato da alcuni paesi europei. Tagli che rischiano di frenare l'economia e di non far ripartire la domanda, cardine del modello di sviluppo che sta cercando di intraprendere la nuova America. «Un forte recupero dell'economia globale deve essere costruito su una equilibrata crescita della domanda», si legge nella lettera di Obama.