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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2010 alle ore 11:01.
Atene torna a far tremare i mercati a causa di un nuovo pesante strappo dei Credit default swap sul debito greco che hanno segnato un record a 966,7 punti indicando un rischio d'insolvenza sempre più alto nella percezione dei mercati. Come se non bastasse torna a salire anche il differenziale che i titoli di Stato greci decennali devono pagare rispetto ai bund tedeschi, volato a 772 punti base dai 784 di mercoledì.
Si tratta del livello più elevato dal 7 maggio scorso, data in cui la Banca centrale europea ha avviato il suo programma di acquisto di titoli di Stato europeo che affianca le misure d'emergenza predisposte dall'Unione europea con il Fondo monetario internazionale.
Timori di ristrutturazione o di default del paese ellenico che tornano alla ribalta? Può darsi, ma ieri Petros Christodoulou, capo dell'Agenzia del debito greco, ha respinto l'ipotesi a Londra spiegando che «il pacchetto europeo di prestiti (da 110 miliardi di euro fino al 2013) sta dando la possibilità al paese di focalizzarsi sulle misure del consolidamento fiscale e non ci sono ragioni di aspettarci un default».
«L'aspetto positivo della crescita riguarda la dimensione dell'economia sommersa greca – dice Christodoulou al Sole 24 ore. – Poiché l'economia in nero verrà portata in superficie e gradualmente nel circuito legale, questo costituirà una spinta considerevole all'incremento del Pil. Inoltre, ci sono 16 miliardi di euro di fondi Ue non sfruttati per gli investimenti pubblici e tutta una serie di cambiamenti strutturali nell'economia che favoriranno la crescita. Per questo sono ottimista».
Un ragionamento che apparentemente non fa una grinza ma sui mercati pesano i timori di un rallentamento della crescita europea, che renderebbe più difficile il compito di risanare le finanze pubbliche dei paesi in maggiore difficoltà sul fronte del debito e del deficit, Atene in prima fila che ha per di più una situazione sindacale sempre più in tensione. Il Partito comunista (Kke) e il suo sindacato Pame hanno aderito allo sciopero generale del 29 giugno contro la riforma delle pensioni e del lavoro, convocato dalle due principali rappresentanze dei lavoratori Adedy e Gsee.