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Finanza e Mercati In primo piano

Difficile al G20 un accordo sulla tassa globale alle banche

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2010 alle ore 16:53.

TORONTO - Dopo i massicci salvataggi delle istituzioni finanziarie di molti paesi, realizzati con soldi pubblici al culmine della crisi globale, i governi cercano il modo di far pagare alle banche stesse il costo di queste operazioni, presenti e future, senza mettere di nuovo le mani nelle tasche dei contribuenti. L'idea piace soprattutto a Germania, Francia e Gran Bretagna, che hanno già varato o stanno per varare provvedimenti a carico delle rispettive banche nazionali e i cui leader hanno chiesto l'appoggio dei colleghi del G-20 in una lettera della vigilia.

Con la riforma finanziaria appena approvata in Congresso, anche gli Stati Uniti hanno inserito una tassa sulle banche per 19 miliardi di dollari.

Ma i paesi i cui sistemi bancari hanno retto bene nella crisi e non hanno avuto bisogno di interventi pubblici hanno già risposto picche. A partire dal Canada, che organizza il vertice di questi giorni a Toronto e che quindi ha una voce autorevole, e che è spalleggiato dal Giappone e tutti i grandi paesi emergenti, i cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina). Questi paesi sono convinti che sia più opportuno occuparsi anzi tutto di rafforzare il capitale delle banche (un altro dei filoni della riforma della finanza globale in discussione al G-20) e la vigilanza, prima di introdurre una tassa. È di questo avviso anche il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che presiede il Financial Stability Board, l'organismo dei regolatori internazionali incaricato dal G-20 di guidare la riforma delle regole.

Molto diffusi sono i timori, non solo negli ambienti bancari, ma anche fra le imprese, che una tassa finisca per essere "girata" ai clienti e possa costituire un nuovo costo e contribuire a ridurre l'erogazione del credito all'economia in una fase in cui questo è già scarso.

Il risultato più probabile degli incontri di Toronto è quindi che, pur ribadendo il principio che il sistema finanziario deve contribuire ai salvataggi, sarà lasciata ai singoli paesi la scelta sull'introduzione di una tassa. Tra l'altro, anche i governi favorevoli sono divisi sulle modalità di applicazione dell'imposta. Sarà un altro tema quindi dove il G-20 finirà per procedere in ordine sparso.

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