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Finanza e Mercati In primo piano

In scadenza 440 mld di prestiti Bce alle banche. La speranza? Che gli istituti non si rifinanzino (troppo)

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2010 alle ore 14:07.

La liquidità è tutto, o quasi. In questo periodo il denaro frusciante, in eccesso grazie ai tassi bassissimi, è il jolly che spariglia le carte al tavolo dei mercati. Gli operatori lo sanno e fanno attenzione alle mosse del mazziere, la Banca centrale europea, ma anche del giocatori, le banche, per evitare brutte sorprese. Se il jolly viene a mancare, o viene giocato male, la partita cambia. Così non è un caso che per la scadenza, il primo luglio, di ben 442,2 miliardi di finanziamento di lungo periodo da parte della Bce c'è forte attesa (come anticipato dal Sole 24 Ore.com alcuni giorni fa).

Eurotower è già oggi scesa in campo, tramite il membro del consiglio direttivo Christian Noyer: «Faremo ciò che è necessario per assicurare la liquidità - ha detto -. Le banche francesi non dovrebbero avere problemi nel rifinanziare il prestito», ma ha aggiunto che «altre potrebbero soffrire. Faremo in modo che non ci siano problemi e che tutto vada bene». Fin qui le dichiarazioni ufficiali. Ma che cosa si aspetta il mercato? Secondo UniCredit si aprono, a questo punto, quattro scenari.

Domanda scarsa di liquidità
Il primo è quello in cui la domanda delle banche di rinnovo del prestito si aggiri tra 140 e 150 miliardi di euro. Considerando che la cifra di 140 miliardi è quella minima per evitare che l'eccesso di liquidità sparisca, «ci troveremmo in questo caso- dice Luca Cazzulani esperto di piazza Cordusio - in una situazione di neutralità sul fronte» del denaro frusciante. Il jolly, insomma, non sarebbe più sul tavolo. «Certamente avremmo un impatto sui tassi monetari», dice l'esperto. Non sarebbe una sorpresa vederli salire oltre quello di riferimento (1%), con il rendimento del Bund tedesco che, giocoforza, sale anche lui. Perché? Bè, gli investitori avrebbero tutto l'interesse a monetizzare il rally dei titoli di Berlino, visti come safe-haven, anche a fronte di tassi di mercato in crescita. Questo scenario, il preferibile su tutti, è però per UniCredit poco «probabile. Perché in questo momento non si può immaginare che la crisi sia superata come d'incanto».

Il ritorno alla situazione pre-crisi greca
Diverso il discorso se le banche si ri-finanziano per 240/250 miliardi di euro. In questo caso l'eccesso di liquidità nell'eurosistema scende dagli attuali 300 a 100 miliardi. Cioè, si tornerebbe a quella che era la situazione prima dello scoppio della tragedia greca: il jolly ricompare sul tavolo ma il mazziere, e le banche, ne limitano l'uso. «Sarebbe un segnale incoraggiante - dice UniCredit -. Vuol dire che la richiesta di liquidità non è così pressante. I tassi di mercato rimmarrebbero sì sotto pressione al rialzo, grazie all'idea che la crisi piano piano si instrada lentamente verso la normalità».

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L'eccesso di liquidità cade ai livelli di inizio 2010
Ipotesi n° 3: le banche chiedono un rinnovo delle linee di credito tra 340 e 350 miliardi di euro. Si torna a un eccesso di liquidità di circa 200 miliardi di euro, cioè il valore dei primi mesi del 2010. «I tassi di mercato - dice Cazzulani - rimangono inalterati. E questo potrebbe essere un buon viatico anche per lo yield del Bund».

Il rifinanziamento è "sold out"
L'ultimo scenario, indicato da UniCredit, è quello in cui il jolly resta tra le mani dei giocatori, e sul tavolo, alle stesse condizioni in cui è utilizzato adesso. Circa 400 miliardi di richiesta di rinnovo dei crediti con l'eccesso di liquidità fermo su 300 miliardi. «È un segnale preoccupante quello lanciato da questo scenario - spiega Cazzulani -. Con gli attuali tassi di mercato inferiori a quelli della Bce, solo le banche che hanno un reale bisogno di liquidità chiedono prestiti all'Eutrotower». Se c'è una partecipazione massiccia all'asta di ri-finanziamento vuole dire che molti istituti finanziari sono ancora in una situazione difficile: non riescono, evidentemente, a trovare denaro sull'interbancario.

Insomma, il messaggio degli esperti di UniCredit è che, se da un lato c'è l'ovvia preocupazione per la capacità delle banche di rifinanziarsi, dall'altro una domanda dui rifinanziamento eccessiva sarebbe l'inizio di una situazione ancora di forte difficoltà per il sistema bancario.

Che fine fa speculazione?
Fini qui le ipotesi sull'entità della domanda di ri-finanziamento. Ma la curiosità è anche su che tipo di richiesta arrivi dalle banche stesse: soldi per la speculazione? Un anno fa, una parte dei denari chiesti dalle banche «poteva ben essere - scrive UniCredit - etichettata come speculativa. Per quanto sia difficile fare delle stime, è probabile che questa ammontasse tra 50 e 70 miliardi». i prendevano in prestito i soldi a un costo dell'1% e, poi, si faceva il carry trade; cioè si investiva in asset che offrivano un ritorno maggiore. Ad oggi, invece, ci sono due motivi per «affermare che la domanda speculativa sarà inferiore al passato: un anno fa - spiega UniCredit - il mercato interbancario non funzionava bene e i tassi erano superiori al Refi; attualmente quella situazione è cambiata. Inoltre, i bond che erano molto appealing 12 mesi fa adesso sono considerati troppo rischiosi».

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