Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2010 alle ore 08:32.
Chiusura negativa per Wall Street. Il Dow Jones perde il 2,51% a 10.099,11 punti, il Nasdaq arretra del 3,11% a 2.179,05 punti mentre S&P 500 cede il 2,88% a 1.064,91 punti. Negativo anche il bilancio settimanale, -1%. Il Nasdaq cede il 3,11% a 2.179,05 punti, archiviano le ultime cinque sedute il calo dello 0,8%. Lo S&P 500 lascia sul terreno il 2,88% a 1.064,88 punti, chiudendo la settimana in rosso per l'1,2%.
Pesante il settore bancario con le trimestrali di Bank of America e Citigroup che, pur risultando superiori alle attese, non impressionano il mercato, con l'andamento dei ricavi che lascia dubbi e solleva paure su quello che il comparto e l'economia in generale si troveranno ad affrontare. Bofa perde il 9,16%, Citigroup il 6,25%. Fra i finanziari si salva solo Goldman Sachs dopo l'accordo con la Sec per risolvere le accuse di frode e in attesa dei conti che saranno diffusi la prossima settimana. Tiene Apple: Steve Jobs ha ammesso che la società non è perfetta, ha parlato di 'Antennagatè per i problemi di ricezioni denunciati sull'iPhone 4 ma ha proposto una soluzione che è piaciuta ai mercati, ovvero custodie gratis per il melafonino così da risolvere i problemi e rimborsi nel caso non si fosse soddisfatti. Forte flessione per Google, -6,97%, dopo una trimestrale che ha deluso le attese.
La fiducia dei consumatori americani è scesa in luglio. L'indice Michigan è infatti calato a 66,5, ai minimi dall'agosto 2009. E la mancanza di fiducia non sembra più essere limitata alla classe media e ai disoccupati a caccia di lavoro. Secondo il New York Times, anche i ricchi d'America hanno iniziato a stringere la cinghia. Una mossa, quella dei paperoni, che rischia di mettere a dura prova una ripresa già in rallentamento nel secondo trimestre.
Giornata di vendite anche sui mercati azionari europei: gli indici hanno infatti chiuso in netto ribasso, accentuando il passivo di giornata dopo la pubblicazione del dato sulla fiducia dei consumatori negli Stati Uniti, crollata a 66,5 punti alla metà di luglio da 76 punti in giugno.
Si tratta del livello più basso degli ultimi 11 mesi. I mercati hanno dovuto registrare anche il terzo ribasso consecutivo dei prezzi al consumo negli Usa (-0,1% a giugno su base mensile) e quello sui flussi netti di capitale investito a lungo termine hanno registrato un saldo positivo di 35,4 miliardi di dollari, in netta frenata rispetto agli 83 miliardi di aprile e ai 140,5 di marzo.
In Europa. Francoforte ha chiuso con un ribasso dell'1,77%, Parigi del 2,88%, Milano dell'1,56%, Londra dell'1 per cento. A Piazza Affari maglia nera per Telecom Italia. Il "buy" di Banca Leonardo non porta fortuna al gruppo telefonico che, alle prese con il nodo esuberi, archivia la seduta con un tonfo del 4,59% a 0,91 euro. Segno meno anche per Italcementi(-3,44% a 6,03) su cui Equita Sim ha pronosticato un secondo trimestre debole. Male anche il settore del credito. Assicurativi in ritirata con Unipol (-2,99% a 0,55), che ha comunicato la completa sottoscrizione dei diritti di opzione relativi all'aumento di capitale, e Mediolanum (-3,07% a 3,23) che ha annunciato il suo ritiro dalla corsa per Banca Sara. Scivolano anche Fonsai (-2,41% a 7,88) e Generali (-1,96% a 14,97) mentre tra i bancari la maglia nera va al Banco Popolare (-2,67% a 4,56). I titoli del settore risentono dei ribassi registrati a Wall Street da Citigroup e Bank of America, dovuti al calo dei ricavi registrati dalle rispettive trimestrali. Venduta anche Mediobanca (-2,13% a 6,44), sotto quota 2 euro Unicredit (-1,33% a 1,99), deboli Ubi (-1,20% a 7,83) e Mps (-1,26% a 0,94) mentre tiene Intesa Sanpaolo (-0,42% a 2,39).
Wall Street. Pesante l'andamento anche degli indici a Wall Street con Dow Jones che cede il 2% e il Nasdaq Composite il 2,31 per cento. Poco prima dell'avvio degli scambi sono stati pubblicati i dati sull'inflazione e sui flussi netti di capitale. Secondo quanto rende noto il dipartimento del Commercio statunitense, i prezzi negli Usa a giugno hanno mostrato un calo congiunturale dello 0,1%, (gli analisti non si aspettavano alcuna variazione) attestandosi all'1,1% annuo.
Oltre a questo dato ha pesato sugli indici anche quello sui flussi netti di capitale investito a lungo termine hanno registrato un saldo positivo di 35,4 miliardi di dollari, in netta frenata rispetto agli 83 miliardi di aprile e ai 140,5 di marzo. Nel dettaglio, gli investitori esteri hanno acquistato titoli americani a lungo termine per 33 miliardi (23,8 da privati e 9,2 miliardi da istituzioni), mentre gli investitori americani hanno venduto titoli esteri a lungo termine per 2,4 miliardi. A livello di Stati, la Cina si é confermata al primo posto ma il totale dei suoi asset è sceso nel mese di 32,5 miliardi.
I conti delle grandi banche Usa. È stata anche la giornata delle trimestrali delle grandi banche statunitensi, Citigroup e Bank of America. Entrambe hanno riportato profitti superiori alle attese degli analisti ma hanno evidenziato ricavi in calo, confermando le difficoltà di una ripresa dell'economia Usa, come indicato anche dal calo della fiducia dei consumatori. Nel dettaglio, Citigroup ha riportato nel secondo trimestre dell'anno un utile netto di 2,7 miliardi di dollari, con una flessione del 40% sull'analogo periodo dell'anno scorso. Il risultato tuttavia è superiore alle attese degli analisti. Mentre i ricavi sono diminuiti del 22% a quota 22,07 miliardi di dollari. Bank of America ha riportato per il secondo trimestre dell'anno utili netti per 3,1 miliardi di dollari o 27 centesimi ad azione su un giro d'affari di 29,15 miliardi. I risultati si raffrontano con gli utili per 3,2 miliardi di un anno fa. I ricavi sono diminuiti dell'11% a 29,15 miliardi di dollari.Se i titoli delle due banche perdono terreno in avvio di seduta, viaggia in netto rialzo Goldman Sachs che festeggia l'accordo con la Sec che ha portato alla chiusura della causa per frode nei suoi confronti.
Deludenti anche i conti di Google. Gli utili, nel secondo trimestre del 2010, si sono attestati al di sotto delle previsioni degli analisti, penalizzati dal rafforzamento del dollaro dei mesi scorsi, che ha frenato le attività del colosso della ricerca internet nei mercati esteri.
Euro. Sui mercati tiene banco l'euro che pochi minuti prima delle 14 ha superato quota 1,3 nei confronti del dollaro, un livello che non vedeva dal 10 maggio. La preoccupazione sullo stato di salute dell'economia americana ha indebolito il dollaro anche nei confronti delle altre valute. Ma a spingere i corsi dell'euro sono state anche le parole del premier cinese Wen Jiabao durante il vertice a Pechino con la Cancelliera tedesca Angela Merkel: «Il mercato europeo è stato, è e sarà in futuro uno dei principali mercati per gli investimenti cinesi in riserve valutarie estere», ha detto aggiungendo che «la Cina ha sempre dato una mano nei momenti difficili e crediamo che con un grande lavoro da parte di tutta la comunità internazionale, l'Europa supererà sicuramente le sue difficoltà». E proprio in settimana, secondo fonti spagnole, Pechino ha acquistato 400 milioni di euro in titoli decennali iberici, segnando il ritorno degli investitori asiatici sui mercati periferici dell'eurozona dopo due mesi di latitanza. Il voto di fiducia del gigante cinese ha spinto la moneta unica a 1,3008 dollari sui mercati valutari. A fine giornata la valuta ha ritracciato portandosi intorno a 1,293 dollari.
La società sta correndo ai ripari anche sul fronte finanziario. Secondo quanto scrive stamani il «Financial Times» starebbe pensando di cedere asset fino a un valore di 20 miliardi di dollari per poter dotarsi di fondi destinati a coprire i danni provocati dal disastro ambientale provocato dall'incidente avvenuto in una sua piattaforma nel Golfo.
La compagnia, secondo il quotidiano - che cita fonti vicine alle trattative - avrebbe già finalizzato la cessione di attivi per 12 miliardi di dollari al suo omologo statunitense Apache Corp. L'annuncio ufficiale dell'operazione, precisa, dovrebbe essere dato nel corso delle prossime settimane. Intanto un alto responsabile di Bp, che ha chiesto a 'Ft' di rimanere anonimo, ha confermato che le vendite del gruppo potrebbero «facilmente» arrivare a un valore di quasi 20 miliardi di dollari: una cifra che é il doppio di quella che la società aveva annunciato nei mesi scorsi, quando aveva detto di volersi disfare di alcuni asset.
La cessione ad Apache includerebbe anche una parte che Bp possiede in Prudhoe Bay, il maggiore campo petrolifero del Nord America. Il gruppo britannico vuole comunque vendere una parte o la totalità del 60% detenuto nella «Pan American Energy of Argentina», il cui valore è stimato in 9 miliardi. Allo stesso tempo, ricorda ancora il quotidiano, ha allo studio con Royal Dutch Shell la cessione di una partecipazione posseduta nel campo petrolifero in Mars (situato nel Golfo del Messico).
Giappone. La borsa di Tokyo ha perso il 2,86% nella seduta odierna, segnando il maggior calo da un mese a questa parte. L'indice Nikkei é terminato a 9.408,36. Il ribasso si é determinato a fronte di una nuova impennata dello yen contro il dollaro, con gli investitori che hanno realizzato le posizioni in vista del lungo fine settimana (lunedì mercato chiuso per festività), nel timore che lo yen possa raggiungere il massimo da 15 anni sulla valuta Usa.