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Questo articolo è stato pubblicato il 21 agosto 2010 alle ore 09:34.
Meglio un top manager più in gamba della media o uno a buon mercato? Nel dubbio, meglio entrambe le cose, ovvero mescolare una brillante capacità manageriale con pretese economiche ridotte. Mica facile, verrebbe da dire. Eppure i manager perfetti esistono. A scovarli è stata un ricerca effettuata da Equilar, società americana specializzata in analisi dei compensi per executive, e pubblicata nei giorni scorsi da Cnn Money. La lista è il frutto di una selezione delle società Usa che nel 2009 hanno meglio sovraperformato l'S&P 500 i cui manager hanno beneficiato delle minori retribuzioni. Clicca qui per leggere tutti i nomi.
Ebbene, a spadroneggiare in questa galleria dei dirigenti dal miglior rapporto qualità/prezzo, sono soprattutto due categorie di ceo: quelli bancari, che hanno dovuto tagliare drasticamente le proprie retribuzioni per non sollevare l'indignazione popolare dopo lo tsunami borsistico; e quelli tecnologici che, al pari dei titoli finanziari, hanno visto impennare i corsi azionari durante lo scorso anno grazie al rimbalzo dei mercati.
Il manager più efficiente? Steve Jobs: con un salario base di un solo dollaro, tra settembre 2008 e 2009 il ceo di Apple è riuscito a far schizzare il titolo della Mela del 63% mentre l'indice americano è calato del 9,2%. La remunerazione simbolica - che peraltro Jobs si autoassegna da circa un decennio - è sufficiente per battere di gran lunga il secondo manager più "conveniente" degli Stati Uniti: l'a.d. e presidente di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, il cui stipendio si è fermato a 862mila dollari circa, ben 40,1 milioni in meno rispetto al 2008. Il titolo della banca regina di Wall Street - che oggi fa i conti con un mercato in affanno e la bonus tax, la tassa sui premi dei banchieri voluta da Londra - tra dicembre 2008 e 2009 è balzato del 102% contro una crescita dell'indice statunitense pari al 23,5%. Come dire: mentre lo stipendio è crollato del 98%, il titolo in borsa è andato 5 volte meglio della media.
Sul terzo gradino del podio sale invece l'ex ceo di Morgan Stanley, John Mack, divenuto presidente del gruppo bancario dal 1° gennaio 2010. Se l'azione del banca d'affari è cresciuta dell'87% (contro un indice che ha fatto un +23,5%), nel 2009 Mach ha messo in tasca «solo» 939mila dollari. Uno stipendio ritenuto tanto inadeguato, per un gruppo che capitalizza circa 37 miliardi di dollari, che a partire da quest'anno è stato prontamente riportato a 2 milioni di dollari.