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Fmi: «Improbabile il default dell'Europa, contro il debito piani a lungo termine»

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2010 alle ore 22:22.

I Paesi avanzati devono attuare politiche di lungo periodo per ridurre il carico del debito pubblico nel corso dei prossimi decenni e assicurare la sostenibilità fiscale ma al tempo stesso devono stare attenti a proteggere una ripresa economica fragile, a sostenere la creazione e l'occupazione e rassicurare i mercati dei capitali.

Per questo i piani di aggiustamento fiscale devono essere ben definiti e pensati in un'ottica di medio termine anziché schiacciati sul presente nella speranza di trovare una soluzione immediata. È quanto osservano gli esperti del Fondo Monetario Internazionale in tre studi pubblicati oggi a Washington.

«I livelli del debito pubblico hanno raggiunto livelli che non si erano mai visti in precedenza in assenza di un grande evento bellico» ha detto Carlo Cottarelli, direttore del dipartimento affari fiscali del Fmi e coautore di uno dei rapporti. Il livello di debito dei paesi del G20 é salito dal 78% del pil nel 2007 al 97% nel 2009 e arriverà a toccare il 115% nel 2015 a causa anche di fenomeni strutturali come il progressivo invecchiamento della popolazione. La situazione attuale, ricordano gli esperti del Fmi, non é figlia solo della crisi finanziaria, ma di una scarsa attenzione al problema del debito nei decenni precedenti.

I conti pubblici di Grecia, Spagna e Portogallo hanno destato preoccupazione nei mesi scorsi. Recentemente l'attenzione si è spostata sull'Ungheria, i cui negoziati con lo stesso Fondo si sono arenati, e l'Irlanda le cui finanze sono state messe a dura prova dai salvataggi bancari. Un default dei paesi europei periferici ad alto debito tuttavia viene definito «improbabile»dal Fondo monetario internazionale.

Secondo uno degli studi pubblicati «il rischio di una ristrutturazione del debito è significativamente sopravvalutato». Lo studio riconosce che «la volatilità rimane alta e ogni asta di titoli di stato - specialmente in Europa, inclusi i paesi più grandi - è monitorata da vicino per poter notare possibili elementi che possano provocare improvvise reazioni del mercato». Tutto questo però, si legge, non significa necessariamente che il mercato rifletta i fondamentali di un'economia: «Qualche volta si verificano reazioni esagerate del mercato».

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Il punto centrale dello studio è che per le economie avanzate i problemi sono principalmente i loro grandi deficit primari, e non gli alti tassi di interesse sul debito pubblico. Ed è per questo che «un default non ridurrebbe in modo significativo il bisogno di grandi aggiustamenti fiscali». Una ristrutturazione del debito non sarebbe quindi nell'interesse dei cittadini dei paesi in questione. Una risposta più efficace sarebbe invece «un aggiustamento fiscale sostenuto da riforme per aumentare la crescita economica».

Secondo gli esperti del Fondo, i paesi più indebitati si stanno avvicinando a un «limite» oltre il quale la posizione fiscale potrebbe divenire insostenibile anche perché i costi di rifinanziamento possono subire degli sbalzi drastici e imprevisti non appena i mercati dei capitali internazionali iniziano a nutrire seri dubbi sullo stato di salute di un paese.

Occorre dunque agire sin da ora - ma sempre in un'ottica di lungo periodo - sullo spazio fiscale che per alcuni paesi, fra cui la Grecia, l'Italia, il Giappone e il Portogallo, è alquanto limitato. Per questo occorre rompere con le strategie fiscali del passato per garantire la sostenibilità di lungo periodo.

Il Fondo propone alcuni principi generali su cui costruire una strategia di riduzione del debito nella consapevolezza che occorre conciliare esigenze contrapposte. «Vi dovrebbe essere un aggiustamento fiscale ma senza che sia troppo brusco - recita uno dei rapporti - vi dovrebbe essere una riduzione dimensionale del governo ma senza che questo impedisca al governo di svolgere il proprio ruolo chiave nella fornitura di servizi elementari e in particolare di assicurare a tutti uguali opportunità indipendentemente dalla condizioni di nascita».

«L'attuale ambiente macro di bassi tassi di interesse, che fino ad ora ha permesso nei paesi del G7 di tenere bassi i pagamenti sugli interessi nonostante l'esplosione dei deficit e dei livelli del debito, offre un'opportunità molto favorevole per iniziare a mettere in moto questo processo di aggiustamento. Una volta che i tassi di interesse inizieranno a salire, l'aggiustamento diventerà ancora più difficile».

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