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Trichet: «Banche europee più forti con Basilea 3». L'Abi giudica inevitabile l'impatto sull'economia

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2010 alle ore 14:26.

L'accordo sulla riforma globale del settore bancario, battezzato "Basilea 3" e raggiunto proprio ieri nella città elvetica, sgombera il campo «dall'incertezza in diversi settori». Lo ha affermato il presidente della Banca centrale europea, e del G10 dei banchieri centrali Jean-Claude Trichet al termine della consueta riunione presso la Banca dei regolamenti internazionali. Questo mentre secondo il G10 delle banche centrali non incombono rischi di deflazione sull'economia globale che, ha aggiunto Trichet, sta ora uscendo da una delle peggiori crisi economiche da decenni.

Con le nuove norme fissate nell'accordo denominato Basilea 3, il sistema bancario sarà più resistente, ha detto il presidente della Bce che che ha presieduto il gruppo delle banche centrali che ieri ha raggiunto l'accordo. Le nuove norme introducono regole più stringenti sulla patrimonializzazione delle banche e viene ridotta l'incertezza che rappresenta «il nemico» dell'intero sistema.

«Sono pienamente fiducioso» che le autorità degli Stati Uniti applicheranno l'accordo Basilea 3 raggiunto ieri, ha affermato Trichet. Gli Stati Uniti, presenti al vertice con il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, avevano espresso molti timori, insieme alla Germania, sull'accordo e non avevano peraltro pienamente applicato il precedente accordo Basilea 2.

«Non fornisco stime su quale sarà l'impatto di Basilea 3 sulle banche. Dipende dalle singole situazioni, dalla capacità di generare utili, insomma preferisco non commentare su possibili proiezioni», ha aggiunto il governatore che ha tuttavia indicato di ritenere le nuove regole tali non pesare eccessivamente sulle banche anche perché si é tenuto conto della loro esigenza di adeguarsi a nuovi standard continuando al tempo stesso a fornire sostegno all'economia mediante lo strumento del credito.

Anche il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi ha parlato della riforma. Per adeguarsi ai nuovi requisiti di capitale vi sono varie strade da poter seguire e non è dunque per forza necessario ridurre i dividendi ha detto il governatore della Banca d'Italia. «Vi sono molti canali per approvvigionarsi di capitale - ha detto Draghi - ad esempio attraverso la cessione di attività e la redditività. La riduzione dei dividendi è dunque solo una delle strade percorribili».

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Tags Correlati: Abi | Associazioni di categoria | Banca d'Italia | Banca dei regolamenti internazionali | Basilea | Basilea III | Bce | Ben Bernanke | Confindustria | Fed | Federal Reserve | Istituzioni dell'Unione Europea | Jean-Claude Trichet | Mario Draghi

 

Il fatto che il processo di transizione di Basilea III sia molto lungo e graduale permetterà secondo Draghi a tutte le banche di raggiungere per tempo i livelli previsti e senza eccessivi problemi anche se «certo qualcuno dovrà lavorare di più». Il governatore ha aggiunto che la Banca d'Italia istituirà un'unità per fornire consigli agli intermediari su come applicare la nuova normativa.

In questo processo tuttavia non saranno penalizzate le imprese. «Le banche italiane saranno in grado di muoversi verso livelli di patrimonalizzazione più elevati con gradualità assicurando al tempo stesso sostegno alle imprese e all'economia» ha detto rispondendo all'appello lanciato da Confindustria alla vigilia del varo delle nuove regole.

«Le banche italiane complessivamente sono solide - ha detto Draghi - e hanno livelli patrimoniali superiori ai minimi regolamentari. Sono in linea e a volte anche meglio rispetto alla media internazionale». I nostri istituti di credito - secondo il Governatore - hanno infatti «una qualità del capitale migliore» perché il loro modello di business è più tradizionale, non sono sovraindebitate e hanno una minore incidenza sul bilancio di strumenti ibridi, quindi dovranno «dedurre meno».

dal fronte del sistema bancario da rilevare due interventi. L'Abi dice che: « i nuovi livelli dei coefficienti determineranno un incremento qualitativo e quantitativo del patrimonio di vigilanza rispetto alla situazione attuale. Siamo ora di fronte ad una proposta regolamentare severa e rigorosa». Le banche faranno quanto richiesto, limitando per quanto possibile «l'inevitabile impatto che le nuove regole avranno sulla crescita, senza abdicare al loro insostituibile di sostegno e promozione dell'economia nazionale.

Un po' meno negativa, invece, l'impostazione di UniCredit: «L'accordo raggiunto attenua gran parte delle preoccupazioni espresse dal settore bancario e dalle imprese, in particolare riguardo alla calibrazione e al periodo di transizione delle nuove norme. Lo sforzo richiesto all'industria bancaria é sostanziale, ma il lungo periodo di transizione dovrebbe contenerne l'impatto negativo sull'economia».

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