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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2010 alle ore 14:44.
ROMA - Tutta l'attenzione dei mercati finanziari internazionali è concentrata sulla riunione che si tiene oggi a Basilea dove già ieri sera sono arrivati alla spicciolata i governatori delle banche centrali per la riunione del comitato dei governatori e dei supervisors del g10 che definirà, nero su bianco, la griglia dei "numeri magici" per le nuove regole su credito e patrimonio in grado di prevenire crisi globali future. Ma deciderà anche e soprattutto la tempistica più adatta per rafforzare i patrimoni bancari senza compromettere una ripresa già di costituzione piuttosto gracile.
Va detto, in ogni caso, che quello di oggi sarà solo il disco verde tecnico, che darà il via a un percorso per arrivare all'approvazione a livello globale delle nuove norme; un percorso che culminerà nel vertice dei capi di stato e di governo di Seul a novembre prossimo e che avrà, come prima tappa, domani, lo steering committee del Financial stability board (l'organismo che riunisce ministeri, banchieri centrali e omologhi dei controllori Consob dei paesi del G20, diretto dal Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi). Intanto, però, le grandi banche internazionali basate in Europa hanno lanciato un "grido di dolore", attraverso la lettera indirizzata dal presidente della Federazione bancaria europea, Alessandro Profumo, a Trichet e Barroso e hanno ricordato che a differenza degli Stati Uniti il continente europeo è bancocentrico, vive cioè più di credito che di fondi raccolti sul mercato dei capitali e quindi, se le sue banche saranno chiamate a mettere a riserva "troppo"capitale, potrebbe farne le spese l'intera economia di Eurolandia.
Ma che cosa verrà modificato da Basilea 3? Cambieranno in primo luogo i requisiti minimi del capitale che le banche saranno obbligate a rispettare, anche se il tutto dovrebbe avvenire con una tempistica molto graduale, che scatta a partire dal 2013, ma dovrebbe entrare definitivamente a regime fra 7-8 anni. Oggi, con la vigente normativa le soglie di capitale da rispettare sono tre : c'è l'8% previsto per il rapporto fra patrimonio totale e attività di rischio ponderate; c'è il 4% che è il requisito minimo per il patrimonio di base (sempre in rapporto alle attività ponderate per il rischi) e c'è, ma viene assunto solo implicitamente dalle autorità di vigilanza, il requisito del 2% come minimo necessario per il cosiddetto common equity, vale a dire capitale azionario più riserve. La nuova normativa in gestazione per prima cosa aumenta e ricompone questi requisiti minimi, puntando con decisione a una crescita della qualità del patrimonio di vigilanza. Pertanto, quel rapporto minimo del 2 per cento dovrebbe venire reso esplicito e dovrebbe raddoppiare, passando almeno al 4% . Più in generale, per il calcolo del patrimonio si dovranno utilizzare strumenti finanziari più robusti e verranno introdotte deduzioni da patrimonio di vigilanza più severe. Ma non basta.E' prevista infatti l'introduzione fra i requisiti esplicitamente definiti di due "cuscinetti patrimoniali": il primo, stabile , che si chiamerà cuscinetto per la conservazione del capitale; il secondo sarà un cuscinetto "anticiclico" e verrà data ai regulator la facoltà di introdurlo se, e solo se, l'economia tenderà a surriscaldarsi per eccesso di credito allegro (un po' com'è avvenuto negli Usa alla vigilia della crisi dei subprime). È proprio l'esistenza del capital conservation buffer che ha fatto si che circolassero sui mercati i rumors secondo i quali a questo punto il requisito del patrimonio di base richiesto alle banche dovrebbe essere intorno al 7% (il cuscinetto anticiclico però non va in nessun caso sommato ai minimi richiesti, visto che verrà attivato solo a discrezione dell'autorità di vigilanza macroprudenziale).