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UniCredit avvia il dopo Profumo. Oggi sul tavolo successione e voti libici

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2010 alle ore 07:48.

Successione del chief executive officer Alessandro Profumo. E decisione definitiva sulla sterilizzazione dei diritti di voto eccedenti il 5% dei soci libici. In UniCredit se ne comincerà a parlare da oggi, con le previste riunioni dei comitati strategico, governance e nomine, remunerazioni. Anche se, con ogni probabilità, il momento delle decisioni arriverà solo il 30 settembre quando a Varsavia, sede della controllata Bank Pekao, si riunirà il primo consiglio di amministrazione del dopo-Profumo.

Il tema dei libici non è scomparso dall'agenda del board nè tantomeno da quella degli azionisti che, a partire dalla Fondazione CariVerona, chiedono il rispetto del tetto statutario al 5%. E proprio ieri è stata resa nota pubblicamente la risposta alla Consob della Central Bank of Lybia (4,98%), azionista di UniCredit a fianco della Libyan Authority Investment (Lia) che ha il 2,59%. La Banca Centrale di Tripoli sostiene che la propria partecipazione è «totalmente autonoma» rispetto a quella della Lia, la Lybian Investment Authority.

Il testo della comunicazione libica è riportata nella risposta del ministero dell'Economia all'interrogazione parlamentare del deputato Francesco Barbato (Idv), in commissione Finanze della Camera. La Central Bank of Lybia si dichiara «un'istituzione indipendente regolata dalla legge bancaria libica e il cui Board of directors, formato in maggioranza da membri indipendenti e non provenienti dal settore pubblico, ha la competenza esclusiva in relazione alle scelte di natura finanziaria all'interno della generale attività svolta dalla stessa».

In attesa delle valutazioni degli uffici della Consob, è evidente che i libici – sulla base delle risposte fornite – continuano a sostenere di poter votare nell'assemblea dei soci di UniCredit per il 7,6%. Ieri il Governatore Farhat Omar Bengdara, che è anche vicepresidente di UniCredit, non ha affrontato il tema nel corso del board che ha sfiduciato UniCredit. Ma gli altri azionisti sembrano intenzionati ad andare avanti sulla richiesta di sterilizzare i voti libici al 5%. E nel board del 30 settembre dovrebbe essere ufficializzata una posizione formale sul tema, anche perchè il consiglio dovrà rispondere alla Banca d'Italia che ha chiesto chiarimenti sulle implicazioni nella governance del rafforzamento libico.

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Se il dossier Tripoli continua a rappresentare un problema, l'urgenza del board di UniCredit – anche guardando alle reazioni della Borsa, dove ieri il titolo ha perso il 4% – è però diventata l'individuazione del successore di Profumo. Il board ha dato mandato a Rampl di procedere a una selezione di candidature. E ieri il presidente, in una lettera ai dipendenti, ha spiegato che si stanno vagliando candidature interne ed esterne.

Tra le tante ipotesi circolate, c'è quella di chi ha esperienza alla guida di banche italiane come Giampiero Auletta Armenise o Fabio Gallia. E chi punta su un banchiere d'investimento come Andrea Orcel di Merrill Lynch, consulente di UniCredit fin dai tempi con le casse di Verona e di Torino. Ieri c'era chi ipotizzava che i grandi soci potessero puntare su Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro e principale collaboratore del Ministro Giulio Tremonti, molto stimato anche dal Governatore di Bankitalia Mario Draghi.

Tra le candidature interne, resta in pole position quella del deputy ceo per l'area retail Roberto Nicastro. A Rampl e ai grandi soci la scelta su quanto debba essere profonda la svolta al vertice della banca. (di Alessandro Graziani)

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