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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2010 alle ore 16:01.
Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha fatto appello all'Europarlamento affinché le nuove regole del patto di stabilità in corso di revisione siano «ambiziose», riconoscende che il modo in cui Strasburgo ha agito sulle regole della supervisione finanziaria «ha dimostrato che non vuole accettare compromessi fondati sul denominatore più basso possibile».
Secondo Trichet, la progressiva perdita di competitività nei paesi della moneta unica «è un fattore di estrema instabilità, perciò serve un sistema di sorveglianza che corregga gli squilibri, attraverso sanzioni e incentivi». Le sanzioni, «sia finanziarie che non», dovrebbero, secondo il presidente, scattare con procedura «semi-automatica», ovvero entrare in vigore quando un paese viola le regole ed essere bloccate solo da una maggioranza qualificata di Stati. Un concetto già espresso lo scorso giugno dallo stesso presidente Bce che si è detto anche contrario alla tassa sulle transazioni finanziarie avanzata dal presidente francese, Nicolas Sarkozy. La tassa, ha spiegato Trichet, «in base alle nostre analisi non è consigliabile. Porterebbe al dislocamento delle transazioni in altri luoghi».
Quanto alla ripresa , Trichet si dice convinto che procederà a "ritmo moderato" in un contesto "incerto": «Gli ultimi dati - dice Trichet - sono migliori di quelli che ci aspettavamo a giugno. Guardando oltre ci aspettiamo una ripresa a un passo moderato, con uno slancio di base positivo, ma anche con continue incertezze riguardanti lo scenario futuro. Inoltre il tasso di inflazione potrebbe salire un po' nel breve termine, ma dovrebbe restare moderata nel medio termine. A nostro avviso i rischi sono leggermente in rialzo, ma le aspettative di inflazione restano fermamente ancorate e in linea con la nostra definizione di stabilità dei prezzi».
Gap rilevanti nella copertura dei rischi sistemici. In mattinata, parlando a una conferenza a Francoforte, il numero uno dell'Eurotower aveva sottolineato la necessità di «essere consapevoli che i modelli economici a nostra disposizione non catturano necessariamente tutte le dimensioni importanti dei rischi sistemici» e che la comunità di ricerca «deve fornire un significativo contributo per rettificare questa situazione. Gli approcci esistenti non dovrebbero soltanto migliorare gradualmente, ma sarebbe necessario anche coprire qualche gap importante».