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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2010 alle ore 13:08.
La procura di Milano chiede l'arresto di Calisto Tanzi. La richiesta risale alle settimane scorse, ma se ne è avuta notizia soltanto oggi. A inoltrarla era stata la Procura generale di Milano dopo che l'ex patron di Parmalat era stato condannato in secondo grado a dieci anni di carcere con l'accusa di aggiotaggio. La richiesta era stata respinta dalla Corte d'Appello del capoluogo lombardo, ma la Procura generale, affiancata dal pm di primo grado, Eugenio Fusco, aveva fatto ricorso al Tribunale del Riesame, davanti al quale oggi si è svolta un'udienza.
Alla base della motivazione con cui la procura generale di Milano ha chiesto al Riesame di annullare la decisione con cui la corte d'Appello aveva respinto la richiesta di far tornare in carcere l'ex patron di Parlamat (che a maggio si era visto confermare la condanna a 10 anni di reclusione per aggiotaggio, falso in revisione e ostacolo alla Consob nel processo milanese per il crac Parmalat) c'è la convinzione che Tanzi sia un imputato «pericoloso» e che può far perdere le sue tracce «sia perchè ha enormi disponibilità finanziarie come si desume dai sequestri avvenuti, sia perchè vanta solidi collegamenti all'estero come dimostra il viaggio in Sudamerica all'inizio delle indagini». Per la procura generale di Milano ci sono tutti i significativi parametri ritenuti idonei dalla Cassazione a livello di giurisprudenza per considerare non certa, ma probabile la fuga. Fuga che invece esclude categoricamente il legale "storico" di Callisto Tanzi, l'avvocato Giampiero Biancolella: «Tanzi non ha nessuna intenzione di fuggire, né di sottrarsi alla giustizia, tant'è vero che oggi era presente in aula davanti ai giudici del riesame». «Le motivazioni con cui la procura richiede l'arresto sono apodittiche - prosegue Biancolella - addirittura fanno riferimento al vecchio viaggio a Quito, in Equador, dove Tanzi si recò all'epoca del suo arresto quando scoppiò il caso del crac Parmalat. Da quel viaggio, Tanzi tornò. Come hanno scritto i giudici della Corte d'Appello nel respingere una prima richiesta d'arresto, non si capisce da dove si possa desumere questo pericolo di fuga, considerando anche che Tanzi non ha beni all'estero e ha sempre avuto un comportamento ossequioso nei confronti della magistratura. Per quanto riguarda i quadri, Tanzi li ha messi a disposizione della magistratura, pur sapendo che appartengono alla moglie»