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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2010 alle ore 09:52.
Non si arresta la corsa al lingotto e le banche corrono ai ripari. Venerdì i prezzi dell'oro si sono nuovamente impennati raggiungendo un nuovo record: 1.320,70 dollari per oncia. A conferma di questo trend le stime degli analisti. Francisco Blanch, head of global commodities research di Bank of America Merrill Lynch, intervistato dal Sole, è convinto che l'oro toccherà i 1.500 dollari per oncia per la fine dell'anno prossimo.
L'appetito dei risparmiatori per il bene rifugio, lo scrive il Financial Times, ha costretto JPMorgan, seguendo l'esempio di HSBC e Bank of Nova Scotia, a riaprire a New York i caveau sotterranei, in disuso negli anni '90. La banca d'affari ha costruito recentemente anche un deposito a Singapore e Deutsche Bank e Barclays Capital stanno progettando di aprirne altri nelle loro sedi londinesi.
Ma non sempre basta inserire un codice, per ridare vita a ambienti blindati chiusi da trent'anni. Molti caveau storici sono stati venduti e riconvertiti in altre attività: quello costruito nel 1902 da John Pierpont Morgan è stato trasformato in un ristorante.
Secondo la società di consulenza GFMS che si occupa di analisi del mercato dei metalli preziosi, gli investitori privati, che posseggono 30.000 tonnellate di oro, hanno superato per la prima volta la quantità custodita dalle banche centrali.
Gli americani non solo gli unici a essere ipnotizzati dal richiamo del metallo prezioso. All'aeroporto di Orio Al Serio, una decina di giorni fa, è stato inaugurato, e subito chiuso per mancanza di autorizzazioni ministeriali, un distributore di oro a 24 carati in vari formati: lingotti da 1 grammo, da 5, da 10 grammi o da un'oncia, e monete dal Krugerrand sudafricano al Kangaroo australiano o al canadese Maple Leaf. (L.B.)