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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2010 alle ore 08:38.
PARIGI - Jerome Kerviel, ex trader di Société Générale, é stato condannato oggi, martedì, a Parigi a cinque anni di prigione e una multa di 375mila euro. Kerviel, che nel 2008 ha causato una perdita di 4,9 miliardi di euro alla banca francese, é stato riconosciuto colpevole di abuso di informazioni privilegiate, falsificazione, contraffazione e introduzione di dati fraudolenti in un sistema informatico.
Ma chi è davvero Jérôme Kerviel? Nato nel 1977 in un oscuro villaggio della Bretagna, figlio di un insegnante di un istituto tecnico e di una parrucchiera, sbarcato con determinazione nel mondo dell'alta finanza, Kerviel è, quando scoppia lo scandalo, un perfetto sconosciuto. Uno dei tanti, lì nelle sale del trading di SocGen, in un grattacielo alle porte di Parigi, a lavorare da mane a sera. Con l'ossessione dei bonus, da strappare se si è riusciti a far guadagnare una valanga di soldi alla propria banca. Jérôme si è esposto sui mercati al di là dell'immaginabile perché voleva diventare ricco? Qualcuno in Francia ha invece immaginato un piano per destabilizzare tutto il sistema bancario nella testa di quel giovane rimbambito da ore e ore di lavoro. Jérome, Robin Hood versione francese?
La questione è un'altra. Kerviel ha agito da solo o ha avuto l'appoggio, almeno tacito, dei suoi superiori? Razionalmente non potevano non sapere. Ma i vertici di Société Générale continuano a negare. E hanno chiesto come risarcimento quei 4,9 miliardi, anche se in maniera simbolica (con l'attuale suo stipendio da consulente informatico, 2.300 euro netti mensili, consacrati interamente al rimborso, ci metterebbe 17mila anni a restituire fino all'ultimo centesimo). Lui, Jérôme, ha sempre negato tutto, a parte (ci mancherebbe altro) l' «introduzione fraudolenta» di dati nel sistema di SocGen, necessaria a coprire le pazze esposizioni del trader. Per il resto è convinto che i suoi capi sapessero e rimanessero zitti, perché fino (quasi) all'ultimo momento Jerome ha fatto guadagnare un sacco di soldi alla sua banca.
Nell'udienza del processo, tre settimane serrate in giugno, nessuna verità apparente è venuta fuori. Lui, un po' maldestro davanti ai giudici. Loro, quelli di SocGen, più volte in difficoltà a giustificare la propria ignoranza dei fatti.