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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2010 alle ore 18:00.
L'impatto di Basilea3 sulle banche italiane «non sarà trascurabile» e peserà soprattutto su quelle di maggiori dimensioni che «mostrano attualmente livelli medi di patrimonializzazione meno elevati nel confronto internazionale». A dirlo Anna Maria Tarantola, vice direttore generale di Bankitalia, nel corso di una delle audizione alla Camera sugli effetti dell'accordo Basilea3. Le banche italiane potranno comunque contare su una «qualità complessivamente buona del capitale», ha detto Anna Maria Tarantola, e sulla «prevalenza di un modello di business tradizionale».
Ha assicurato che le banche italiane sapranno muoversi «con gradualità verso livelli di patrimonio più elevati» e ha invitato comunque gli istituti a proseguire sulla strada «del rafforzamento dei profili di capitale e di liquidità».
La debolezza della struttura finanziaria delle piccole imprese, ha sottolineato Tarantola, potrebbe «incidere negativamente sulle condizioni di accesso al credito» dopo l'entrata in vigore di Basilea3. Tuttavia le imprese con meno di 20 addetti beneficeranno del fatto di essere finanziate prevalentemente dagli istituti bancari di medie e piccole dimensioni o da quelle banche che già oggi presentano in media «livelli di patrimonio superiori a quelli richiesti dalle nuove regole». Sono queste, ha precisato il vice direttore generale di via Nazionale, le banche che anche durante la crisi hanno continuato ad assicurare «un sostenuto flusso di credito all'economia».
Anche se il sistema bancario é fondamentalmente sano in Italia, Tarantola ha segnalato che si sta «osservando una prolungata contrazione dei prestiti alle imprese che ha in parte riflesso le esigenze di alcuniintermediari di riequilibrare le condizioni di liquidità e di capitalizzazione». Il nuovo sistema di regole, ha ricordato il vice direttore generale di Bankitalia, arriva in coincidenza di una crisi economica mondiale, «che ha investito anche il nostro Paese e dalla quale ancora oggi stentiamo a uscire, e che é costata all'Italia oltre 6 punti percentuali di prodotto nel biennio».