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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2010 alle ore 11:56.
Dopo una sfilza di downgrade (basta vedere i recenti giudizi su Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda) potrebbe arrivare una promozione su un debito sovrano. In tempi favorevoli dovrebbe essere la norma. Ma in periodi come questo si tratta di un'eccezione. Eccezione che però arriva molto lontano dall'Europa. L'agenzia Moody's ha, infatti, messo sotto osservazione il rating sulla Cina, per un possibile upgrade rispetto all'attuale A1.
Secondo l'agenzia l'eventule promozione si giustifica con la performance dell'economia cinese (che dovrebbe crescere del 9,5% nel 2010 dopo il +9,1% nel 2009 e che a luglio ha scavalcato il Giappone al secondo posto delle economie mondiali), la prospettiva di forte crescita nel medio termine e la convinzione che Pechino possa gestire tranquillamente i rischi derivanti dal recente boom del credito bancario.
Moody's, che ha una visione positiva della Cina dal novembre 2009, deciderà entro tre mesi se alzare il rating. «I rapporti dello scorso anno dimostrano che la risposta politica della Cina alla crisi del 2008 è stata efficace», ha detto in un comunicatoTom Byrne, senior vice president di Moody's.
Vola lo yuan. La notizia ha fatto schizzare lo yuan a 6,6703 per dollaro, il picco degli ultimi 16 anni, ovvero da quando, nel 1994, Pechino ha scelto di abbandonare il sistema della parità fissa. All'inizio della settimana lo yuan girava attorno a 6,6912 per un dollaro. Da rilevare che dal 21 giugno scorso, per disposizione dell'Istituto di emissione, la divisa cinese può oscillare in entrambi i sensi ogni giorno al massimo dello 0,5% rispetto al fixing ufficiale. Questa variazione, sospesa nel 2008 a causa della crisi finanziaria, é stata reintrodotta per le pressioni di Washington. Da giugno, comunque, la rivalutazione della yuan é stata di appena il 2,12%, mentre il Congresso Usa la giudica sottovalutata per il 20-40%. La Cina ha sempre escluso una rivalutazione drastica della divisa perché, ha spiegato il Premier nel suo recente viaggio in Europa, questa si tradurrebbe in un'esplosione della disoccupazione e nell'instabilità sociale nel Paese. Nel frattempo sono cresciute le pressioni per un yuan più forte in vista del G7 che si apre a Washington oggi.