Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2010 alle ore 14:59.
"I mutui subprime, cioè quelli spazzatura che hanno portato alla crisi finanziaria e al salvataggio pubblico di Fannie Mae e Freddie Mac, stanno tornando proprio nel tuo quartiere", tuona Edward Pinto, un consulente finanziario ed ex vice presidente proprio di Fannie Mae dal 1987 al 1989. Insomma un'autorità in materia e uno con le mani in pasta che sa quel che dice. L'allarme arriva dopo che nella legge di riforma finanziaria, la Dodd-Frank Bill, firmata da Barack Obama nel luglio 2010, si è scoperto che un emendamento proposto dal senatore Robert Corner, teso a ridurre la possibilità di erogare mutui senza un minimo di affidabilità del debitore è stato bocciato dal Senato a larghissima maggioranza.
Insomma i vecchi vizi dei mutui facili da rivendere poi insaccati in Cdo a inconsapevoli risparmiatori di tutto il mondo è di nuovo all'opera. In silenzio ma con l'accordo tacito di tutti i politici che non vogliono perdere il posto al Congresso in vista delle elezioni del 2 novembre La stessa Federal Housing Administration non fa mistero di questo ritorno al passato annunciando che il deposito medio della cauzione per avere un mutuo è pari al 4% del valore dell'immobile. Una mossa di rilancio resa necessaria da chi cerca di contrastare il fenomeno opposto, cioè quello dei pignoramenti a raffica e del calo dei prezzi delle case.
Farneticazioni di un ex ? Gli allarmi del ritorno ai vecchi vizi della finanza creativa non sono isolati. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti al Forum della Coldiretti il 16 ottobre a Cernobbio ha ricordato come la massa degli investimenti internazionali in derivati, che erano uno dei veicoli per distribuire o assicurare i sup-prime nel mondo, "è tornata ai livelli precedenti alla crisi."
E stiamo parlando di cifre di tutto rispetto. La Banca dei regolamenti internazionali The Bank for International Settlements ha stimato nel 2009 che il totale degli investimenti in derivati sia stato pari a 592 trillioni di dollari, circa 10 volte il pil globale.
Anche l'ex presidente della Federal Reserve Paul Volcker ha lanciato un allarme sulle condizioni del sistema finanziario degli Stati Uniti in un discorso tenuto a fine settembre alla Federal Reserve Bank di Chicago. In piedi davanti a un leggio con le mani in tasca, Volcker, il consulente economico di Obama, ha spaziato durante il suo discorso dalle banche alle autorità di regolamentazione, dalle scuole di management alla Fed ai fondi del mercato monetario. Innanzitutto ha elogiato la nuova legge sulla regolamentazione finanziaria, ma ha detto che il sistema resta a rischio, perché è soggetto a future "decisioni" delle autorità di regolamentazione, responsabili che saranno inesorabilmente sottoposti a pressioni da parte delle banche e dei politici per ammorbidire le regole appena varate. «Questo è la ragione per fare nuovi cambiamenti strutturali nei mercati e nelle regolamentazioni del mercato», ha detto a un certo punto l'ex banchiere. Quali?
Ecco in sintesi il decalogo dei suggerimenti lanciati da Volcker a Obama subito dopo l'uscita di scena di Larry Summers, il suo rivale all'interno dell'amministrazione.
1) Il regolamento macroprudenziale - «È in qualche modo una parole dolce alle mie orecchie». Una parola che era stata buttata alle ortiche e che ora ritorna di moda con sollievo di Volcker.
2) Sistema bancario - Le Banche d'investimento sono diventate «macchine di negoziazione, così che le banche di investimento hanno invaso il territorio delle banche commerciali, e queste a loro volta hanno invaso il territorio di altri soggetti, un sistema che ha reso complessi i controlli con il vecchio sistema di vigilanza». È la polemica cara a Volcker del ritorno al sistema di separazione tra banca d'investimento e banca commerciale, in sostanza un ritorno al Glass-Steagall Act, pensato negli anni Trenta la cui abrogazione nel 1999 voluta dal presidente Bill Clinton e dal suo segretario al Tesoro Bob Rubin aprì le porte alla deregolamentazione finanziaria attuale. Il 21 gennaio 2010 il presidente Barack Obama, con a fianco proprio Paul Volcker, propose la cosidetta "Volker rule" secondo cui le banche commerciali avrebbero dovuto evitare di possedere o investire in hedge funds e private equity, oltre a limitare il proprietary trading, cioè il trading fatto per se stessi e non per conto clienti.
3) Il sistema finanziario - «Il sistema finanziario è inceppato. Si può usare questo termine dalla fine 2008, e penso che sia giusto usare anche il termine, purtroppo. Sappiamo che parti di esso sono assolutamente rotte, come il mercato dei mutui che è la parte più importante del mercato dei capitali che continua ad andare avanti solo perché è diventato una filiale del governo degli Stati Uniti». In questo caso Volcker ha ricordato la nazionalizzazione nel settembre 2008 operata da George W. Bush e dal suo segretario al Tesoro Henry Paulson delle due agenzie di credito sui mutui immobiliari più importanti del paese, Fannie Mae e Freddy Mac, oggi al 90% in mano al Tesoro.
4) Scuole di business - «Le nostre migliori scuole di business negli Stati Uniti hanno trasformato le nostre migliori intelligenze in ingegneri finanziari. Ogni matematico intelligente e giovane fisico ha detto: "Io non voglio essere un ingegnere civile, un ingegnere meccanico. Sono un ragazzo intelligente, io voglio andare a Wall Street". E la gente pensava che il mercato avrebbe potuto affrontare qualsiasi crisi. La filosofia dominante era che i mercati sono efficienti e si autoregolamentano e che non ci si deve preoccupare troppo». È forse la critica più risoluta e amara diretta al suo predecessore alla Fed, al maestro Alan Greenspan che gli venne preferito dall'allora presidente Ronald Reagan nel 1987 perché Volcker, secondo il famoso giudizio del premio Nobel Joseph Stiglitz, non «era considerato da Wall Street abbastanza morbido sulla deregolamentione dei mercati».
5) Le banche centrali e la Fed - «Le banche centrali si sono forse un po' troppo infatuate delle loro abilità e della loro autorità perché credono di aver trovato il segreto per la stabilità dei prezzi. Io penso che sia giusto dire che c'è stata una certa negligenza nella vigilanza, non certo confinata solo alla Federal Reserve, ma imputabile anche alla Federal Reserve, e questo è più grave poiché la Fed è l'istituzione più importante». È la ripresa della polemica sui cosidetti "regolatori ingobranti" che quando le cose vanno bene non vengono ascoltati e quando le cose vanno male ormai è troppo tardi per intevenire. In questo senso Volcker che appartiene a questa categoria di "regolatori ingombranti" e non solo per sua stazza ritiene che intervenire in anticipo per evitare guai futuri sia davvero complesso ma necessario e il sistema deve favorie interventi anticiclici.
6) La recessione - «È difficile uscire da questa recessione a causa del disequilibrio di base per l'economia reale». Chiaro riferimento al deficit e al debito pubblico montante. Un avvertimento da tenere in considerazione perché detto dall'uomo che riconobbe il nemico nell'inflazione galoppante e seppe batterlo negli anni 80.
7) Gestione del rischio - «I mercati sono inclini ad eccessi in un senso o nell'altro. Pensare che vi sia una curva di distribuzione normale è un'ingenuità. Ho sentito parlare di crisi che si sarebbero dovute verificare ogni 100 anni, ma invece sembra che arrivino ogni 10 anni». È la critica più serrata alla cosidetta capacità di autoregolamentazione dei mercati, teoria che è andata per la maggiore nel decennio scorso e che ha visto tra i suoi profeti numerosi premi Nobel.
8) Derivati - «Ho sentito così tante storie su quanto siano importanti i derivati che oggi posso dire che non sembra ci siano molti dubbi che la creazione degli strumenti derivati ha superato di gran lunga qualsiasi necessità urgente di copertura». Lapidario giudizio che ricorda quanto scritto in un profilo da "The Week magazine" il 5 febbraio 2010, secondo cui Volcker non ha mai stato un sostenitore dell'innovazione finanziaria, strumento necessario a un'economia sana. In effetti gli piace ripetere che «l'unica cosa utile dell'innovazione bancaria sono i bancomat».
9) I fondi del mercato monetario - «I fondi comuni monetari hanno invaso il mercato bancario, ma alla fine non sono altro che un arbitraggio regolamentare. Il fatto che servono nella gestione dei pagamenti a breve termine, resta una funzione da banca commerciale, ma essi non sono in possesso né del capitale né della regolamentazione delle banche». Quindi meglio regolamentare anche in questo caso.
10) La Fed - Volcker ha detto che è un "miracolo" che, nonostante tutte le critiche contro la Fed, la banca centrale «sia uscita con una maggiore autorità di regolamentazione piuttosto che ridotto autorità di regolamentazione». È un atto di fede nei confronti della sua vecchia creatura a cui evidentemente è rimasto affezionato nonostante tutte le delusioni. Ecco perché il vecchio leone rilancia e chiede a Obama di applicare la "Vocker Rule" fino in fondo e rilanciare il mercato immobiliare. O di annunciare di volerlo fare prima del voto di Midterm.