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Napolitano, più disciplina nella gestione delle risorse pubbliche e nell'attività finanziaria privata

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2010 alle ore 10:29.

Occorre «una maggiore disciplina sia nella gestione delle risorse pubbliche sia nell'attività finanziaria privata». Servono regole «per garantire che il sistema finanziario sia al servizio dell'attvità economica». Lo sottolinea il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato al presidente dell'Acri, Associazione di Fondazione e Casse di Risparmio, Giuseppe Guzzetti, in occasione della 86ma giornata mondiale del risparmio.

«La recente crisi finanziaria - ha proseguito il capo dello Stato - ha reso evidente che uno sviluppo duraturo ed equilibrato richiede una maggiore disciplina, sia nella gestione delle risorse pubbliche sia nell'attività finanziaria privata». Napolitano ha sottolineato di condividere le iniziative «che si vanno perfezionando in sede europea per un rafforzamento della sorveglianza in ordine alle politiche di bilancio, alle politiche macroeconomiche e all'attuazione delle riforme strutturali». Fondamentali anche le misure adottate per la realizzazione di un nuovo sistema europeo di vigilanza «capace di eliminare o contenere quei fattori di rischio la cui crescita incontrollata ha costituito un elemento determinante della crisi economica». Per il presidente occorrono «regole e comportamenti ispirati a un grande rigore, una scelta oculata delle priorità, trasparenza e correttezza della gestione del risparmio privato per garantire che il sistema finanziario sia al servizio dell'attività economica e consenta in tal modo un impiego produttivo delle risorse pubbliche e private».

Il presidente dell'Acri Giuseppe Guzzetti ha sottolineato che le Fondazioni saranno pronte a sottoscrivere gli aumenti di capitale delle banche se gli accordi di Basilea3 lo renderanno necessario. Guzzetti ha anche ribadito la «lungimiranza» dimostrata dagli enti nei confronti delle banche e ha aggiunto che «se la selezione degli impieghi delle banche sarà oculata gli utili che ne deriveranno e la scelta di concentrarsi sul core business, dimettendo asset non necessari potranno contribuire a mantenere ratios patrimoniali adeguati». E sul dibattito in corso per un'eventuale nuova riforma legislativa per gli 88 enti di origine bancaria ha detto: «la legge Ciampi non é da toccare». La legge, ricorda, impedisce che gli enti pubblici abbiano la maggioranza negli organi delle fondazioni. Le Fondazioni non riporteranno «i partiti nelle banche» ma continueranno a essere, invece, «un diaframma» tra le istanze «anche più nobili della politica» e «soggetti profit» come gli istituti di credito.

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La vera tutela del cliente, ha detto il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, consiste nel metterlo «in condizione di scegliere consapevolmente il prodotto più adeguato alle sue esigenze e consentire poi che la concorrenza esplichi i suoi effetti positivi sui prezzi dei prodotti e dei servizi». Per Mussari, invece, «vincoli amministrativi sui prezzi e trasparenza burocratica giocano in senso opposto». Le banche italiane non chiedono alcuna riduzione della pressione fiscale. «Siamo radicalmente contrari - ha aggiunto Mussari - a qualsiasi nuova tassa che non sarebbe compatibile con la situazione in cui versiamo. Non
capiamo perché dovremmo versare delle somme» per riparare ai danni «di chi ha provocato la crisi».

«Sono tutte fantasie»: così il vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona ha risposto alla richiesta di un commento sulle voci di dimissioni del presidente della banca di piazza Cordusio, Dieter Rampl a margine della Giornata mondiale del risparmio.

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