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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2010 alle ore 14:36.
SEUL – Toni concilianti, sostanza modesta. Pochi minuti dopo la conclusione della cena dei leader del G-20, dedicata all'economia mondiale e agli sforzi di placare la guerra delle valute che nelle scorse settimane ha investito i mercati finanziari e suscitato aspre polemiche fra le potenze economiche, vecchie e nuove, sono emersi gli sforzi per mantenere un'apparenza di unità. Ma anche la possibilità di un risultato che un diplomatico indiano che ha partecipato ai lavoratori preparatori ha definito «vicina al minimo comun denominatore».
L'incontro bilaterale fra il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e il suo collega cinese, Hu Jintao, è stato descritto come un esempio della volontà di collaborazione fra le due principali controparti dello scontro sulle valute e sugli squilibri globali. In realtà, ognuno è rimasto sulle sue posizioni.
Secondo il sottosegretario al Tesoro americano, Lael Brainard, che ha preso parte alla riunione, Obama ha chiesto per l'ennesima volta che la Cina continui la rivalutazione dello yuan, Hu ha ribadito l'impegno al cambio flessibile e ha fatto notare i progressi già compiuti: la valuta di Pechino ha toccato ieri il massimo degli ultimi 17 anni sul dollaro.
Gli Stati Uniti si sono trovati in questi giorni al centro delle accuse, non solo da parte cinese, per la politica monetaria della Federal Reserve che può provocare la svalutazione del dollaro.
Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, che a sua volta ha incontrato Obama, ha sostenuto che la proposta americana di limitare al 4% del prodotto interno lordo avanzi e disavanzi delle partite correnti «non è economicamente giustificata, né politicamente appropriata».
Da Seul potrebbe quindi uscire un compromesso molto simile a quello raggiunto due settimane fa dai ministri finanziari e dai governatori, sempre qui in Corea: impegno a evitare svalutazioni competitive, indicazione di affidarsi maggiormanete al mercato per la determinazione dei tassi di cambio, monitoraggio del Fondo monetario sugli squilibri globali attraverso una serie di indicatori.
Domani il G-20 metterà l'imprimatur alle nuove regole della finanza, che saranno presentate daL governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nella sua veste di presidente del Financial Stability Board: ok a Basilea 3 per il rafforzamento del capitale delle banche, ma ancora incertezza su come affrontare il tema degli istituti "troppo grandi per fallire", quelli le cui difficoltà potrebbero mettere in crisi tutto il sistema finanziario.