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Finanza e Mercati In primo piano

La guerra di J.R. con Citigroup condannata a pagare maxi multa da 11,1 milioni di dollari

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2010 alle ore 13:44.

Forse farà bene a rivestire i panni del perfido petroliere, dismessi ormai dal 1991 quando è andato in onda l'ultimo episodio del famosissimo telefilm Dallas. Perché quella tra J.R., che nel privato si chiama Larry Hagman ed è un fervido sostenire dell'energia solare, e il colosso bancario americano Citigroup è guerra aperta.

Procediamo con ordine. Lo scorso mese il 79enne Larry Hagman ha vinto un contenzioso arbitrale contro Citigroup. Il motivo? Un broker di grido della banca lo ha ingannato sulle strategie d'investimento seguite con i suoi risparmi. Hagman aveva chiesto formule prudenti ma a sua insaputa è stato esposto ad aggressivi mix finanziari composti in particolare da azioni e da una polizza assicurativa "poco trasparente". In giuridichese, vuol dire: violazione del rapporto fiduciario, omesso controllo, frode per false dichiarazioni. Un "pacchetto danni", quello proposto ad Hagman, che spiega la gestione fallimentare di due fondi pensione da lui sottoscritti.

Acclarate queste ragioni la Financial industry regulatory authority (Finra), una commissione che tutela gli investitori privati negli Stati Uniti, ha dato ragione all'azione legale di Hagman (scarica qui il documento completo) stabilendo che la banca d'affari dovrà versare all'attore un risarcimento per 1,1 milioni dollari, a cui aggiungere una quota da 10 milioni di dollari per danni. La banca d'affari è stata anche condannata a pagare 440 mila dollari in spese legali e di 20.000 dollari per l'arbitrato.

Dopo la decisione, Hagman, dimentico del ruolo duro che ha ricoperto nei panni (con tanto di cappello texano) di J.R., ha annunciato che devolverà 10 milioni in beneficenza. È lo stesso Hagman convertito al solare, testimonial dell'azienda tedesca SolarWorld per cui ha realizzato uno spot pubblicitario (che dovrebbe andare in onda nelle prossime ore anche in Italia) in cui racconta di aver abbandonato il petrolio («Troppo sporco!») e di essere passato all'energia del sole. La SolarWorld spalleggiata da Hagman ha anche firmato un'allenza con il Vaticano per la realizzazione di un maxi-pannello solare ai piedi del Cupolone.

Ma, lontano dal Vaticano, per J.R. non sono tutte rose e fiori. Perché Citigroup non ci sta e ha preparato le carte per il contrattacco, come documentato dal New York Times nelle ultime ore. Lo studio legale Munger, Tolles & Olson ha presentato, infatti, una mozione per respingere il giudizio arbitrale (scarica qui il documento integrale).

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La partita è quindi riaperta. E gli 11,1 milioni di dollari che avevano staccato il biglietto verso la California, dove Hagman vive in una tenuta di sua proprietà in cui ha installato uno dei più grandi impianti green dello Stato, tornano a ballare.

Il motivo? Citigroup sostiene che l'abitro della Finra che ha condannato l'istituto alla mega multa è lo stesso che due anni fa ha citato in giudizio l'ex socio in investimenti immobiliari di Hagman per frode e violazione del dovere fiduciario, in merito alla consulenza che questi avrebbe offerto ad Hagman e consorte, l'82enne Maj. Da qui il conflitto di interessi ventilato dai legali di Citigroup. Su questo punto, però, il legale di Hagman, Philip M.Aidikoff, aveva già inviato una nota al collegio arbitrale precisando che i due casi non sono paragonabili, perché la consulenza finanziaria del primo non riguarda «investimenti in titoli».

Lo stesso, però, così come il portavoce della Finra, non ha commentato la contromossa di Citigroup. Il prossimo episodio del realty show finanziario del vecchio J.R. andrà in donda il 17 dicembre, quando è prevista la prossima udienza presso la Corte Suprema di Los Angeles. Nel frattempo, Citigroup corre i suoi rischi, dato che il tasso di interesse previsto sulla multa è fissato al 10 per cento.

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