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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2010 alle ore 20:15.
Il cancelliere tedesco Angela Merkel vuole far pagare il costo della crisi agli speculatori e non solo ai contribuenti europei. L'intenzione è buona, anzi lodevole ma le conseguenze a volte negative. Da ultimo la mossa di maggior rigidità verso i paesi in difficoltà sta facendo affondare di nuovo la Grecia, il Portogallo e l'Irlanda. Come?
Presto detto: l'agenzia di rating Standard & Poor's, dopo aver preso visione degli accordi presi domenica 28 novembre a Bruxelles dai capi di stato e di governo dei 27, che a partire dal 2013 i privati saranno coinvolti nelle eventuali ristrutturazioni del debito, ha avvertito di possibili nuove declassamenti a carico della Grecia. Un chiaro riflesso delle nuove regole sui meccanismi di aiuti (il cosiddetto Fondo monetario europeo) agli stati che attualmente sono allo studio tra i paesi dell'Unione.
La valutazione dello stato greco ("BB+") é stato messo sotto "negative watch", cioé S&P dà tre mesi per sapere se il piano annunciato domenica avrà conseguenze sulla solvibilità del paese.
In particolare secondo S&P's vi sono fondati e convergenti timori sulla possibilità che nei nuovi meccanismi, che entreranno in vigore dal 2013, gli investitori privati detentori di bond pubblici di paesi in difficoltà possano risultare penalizzati rispetto agli investitori pubblici, che invece sarebbero creditori privilegiati. Insomma in caso di ristrutturazione del debito anche i privati e le banche sarebbero penalizzati con allungamento della restituzione del capitale, degli interessi, fino alla riduzione del capitale (haircuts). Una mossa che S&P's ritiene così importante da cambiare il panorama per i risparmiatori al punto che devono essere avvisati del nuovo rischio in agguato. In precedenza questa settimana S&P's aveva adottato una posizione simile sul Portogallo, mentre aveva declassato di due gradini il rating dell'Irlanda.
Attualmente alla Grecia l'agenzia assegna un rating BB+. Lo scorso maggio Atene ha chiesto e ottenuto gli aiuti di Ue e Fmi. A suo favore sono stati mobilitati 110 miliardi di euro in tre anni - la cui restituzione potrebbe però venir estesa dopo che sugli aiuti all'Irlanda sono stati concessi termini più prolungati - in cambio dei quali la Grecia si è impegnata a un duro piano di risanamento dei conti e di varo di riforme strutturali.