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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2010 alle ore 16:13.
La ripresa americana accelera il passo. Due dati macroeconomici pubblicati ieri consentono di chiudere il 2010 con un rinnovato ottimismo sulle prospettive degli Stati Uniti. L'indice manifatturiero di Chicago, un termometro dell'industria nel Midwest, è salito in dicembre da 62,5 a 68,6, il livello più elevato dal 1988. E le richieste di sussidi di disoccupazione sono scese nella settimana pre-natalizia di 34mila unità a quota 388mila. È la prima volta da oltre due anni che scendono sotto la soglia di 400mila.
Le buone notizie provenienti dagli Stati Uniti stonano con quelle riguardanti l'Europa (Germania a parte). Ieri a gettare nuove ombre sul 2011 dell'Eurozona ci ha pensato il capo economista del Fondo monetario internazionale Olivier Blanchard. Alla domanda se i paesi della Ue saranno in grado di risolvere da soli i propri problemi fiscali, Blanchard ha risposto così: «Capisco la riluttanza dei governi a chiedere aiuto al Fondo monetario internazionale e all'Unione europea ma questi programmi di stabilizzazione possono aiutare a ridurre i tassi di interesse, dare credibilità agli impegni di rigore presi e rassicurare i mercati nel medio termine». Blanchard apre così la porta a nuovi possibili interventi a favore di altri paesi europei, dopo i 110 miliardi di euro concessi alla Grecia a maggio e gli 85 miliardi prestati a dicembre all'Irlanda.
Il chief economist del Fondo ovviamente non indica quali stati potrebbero chiedere aiuto, ma è noto che sui mercati il primo della lista viene considerato il Portogallo e il secondo la Spagna. La notizia non è propriamente rassicurante ma Blanchard, in un'intervista a Imf Survey, uno dei periodici del Fondo, prosegue per spiegare meglio il suo pensiero: «Non c'è alcun dubbio che diversi paesi in Europa si troveranno ad affrontare lunghi e difficili aggiustamenti macroeconomici». «A eccezione della Grecia, le difficoltà di bilancio sono il risultato di una grande recessione non di un atteggiamento fiscale irresponsabile».
E allora è ragionevole pensare di farcela? Sì, «la stabilizzazione del debito e il recupero è possibile», anzi è il «mantra» del Fondo, ma a volte non da soli. «I programmi di aiuto eliminano il rischio che gli investitori, a torto o a ragione, chiedano alti tassi di interesse, tassi che rendono impossibile agli stati ripagare i crediti».