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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2011 alle ore 08:15.
Sui titoli di stato periferici di Eurolandia non cessa l'allarme. L'annuncio del dowgrading di Fitch, che a sorpresa ha tagliato venerdì il rating dei bond ellenici al livello di "spazzatura" portandolo da BBB- a BB+ con prospettive negative, è arrivato nel momento peggiore perché martedì Atene proverà a collocare un prestito obbligazionario a tre mesi da 500 milioni di euro.
Anche per questo le reazioni greche sono state durissime. Il ministero delle Finanze di Atene, George Papaconstantinou, ha contestato la decisione di Fitch (che peraltro si allinea a Moody's e S&P's) in quanto «non può essere giustificata sulla base dei dati oggettivi».
Anche la Spagna non è tranquilla sebbene l'asta dei bond (come quella portoghese di mercoledì) sia andata bene: ci vorrà un «secondo round» di ristrutturazione per le casse di risparmio spagnole, ha detto il primo ministro spagnolo Josè Luis Rodriguez Zapatero in una intervista al Financial Times.
Secondo il quotidiano britannico, la Spagna sta per impegnarsi in una consistente e rapida ricapitalizzazione delle casse di risparmio locali, che potrebbe però far lievitare il debito pubblico con un rialzo compreso fra il 3 e l'8% in rapporto al Pil.
«Dobbiamo completare il processo di ristrutturazione del sistema finanziario - ha detto Zapatero - cosicché non ci sarà più ombra di dubbio sull'affidabilità creditizia della Spagna». Senza dimenticare, come ha detto al Sole 24 ore Kenneth Rogoff, professore ad Harvard, che il problema delle cajas si somma al debito delle municipalità spagnole.
Basteranno ai mercati queste rassicurazioni o gli analisti cominceranno a guardare non più ai problemi delle cajas ma a quello del debito spagnolo in rialzo come è accaduto in Irlanda quando il Governo di Dublino ha salvato le banche ma ha mandato fuori controllo i conti pubblici? Soprattuto dopo che l'esponente della Bce, Lorenzo Bini Smaghi, ha detto all'Irish Times che in Europa è necessario un nuovo ciclo di stress test per le banche dopo che il caso dell'Irlanda ha alimentato dubbi sull'affidabilità dell'esame effettuato sulle banche europee.
Alla vigilia dell'Eurogruppo di domani e dell'Ecofin di martedì tra Francia e Germania non c'è piena sintonia: Parigi vorrebbe aumentare la dotazione del fondo salva-stati (come pure la Bce), mentre Berlino frena. Unica concessione del cancelliere tedesco, Angela Merkel, che non vuole spingersi ad un ampliamento dell'Efsf, è la disponibilità a rendere immediatamente disponibile l'intero fondo dal momento che, per un complesso sistema di garanzie, oggi sono utilizzabili solo 250 miliardi su 440 miliardi. Un po' poco visto che i mercati hanno preventivato anche la possibilità che Berlino dia via libera all'aquisto da parte del Fondo di titoli di stato dei paesi in crisi.