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Hacker violano il Nasdaq. Per un anno hanno "sbirciato" nel listino tecnologico di Wall Street

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2011 alle ore 16:33.

Nell'ultimo anno il circuito elettronico Nasdaq - attraverso il quale transitano gli scambi azionari del listino tecnologico della Borsa di Wall Street - è stato più volte attaccato e violato da hackers. La piattaforma per il trading non è stata compromessa - ha dichiarato una fonte vicina alla notizia - ma gli investigatori federali stanno cercando di intercettare i pirati informatici e l'obiettivo delle ripetute incursioni informatiche.

Al vaglio degli inquirenti una serie di ipotesi: dal tentativo di lucrare illegalmente dalle informazioni di mercato, al furto di segreti commerciali fino al tentativo di minacciare la sicurezza nazionale danneggiando gli scambi della Borsa americana.

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«Da quel che risulta gli autori avrebbero solo dato una sbirciatina» dichiara al Wall Street Journal una fonte a conoscenza dei fatti. L'attacco al Nasdaq è paragonabile a quello di un ladro che viola un domicilio privato senza però rubare, né manomettere niente.

Tuttavia gli investigatori sono preoccupati che dietro queste incursioni si possa nascondere l'intento di voler creare una via privilegiata per l'accesso alle infrastrutture del sistema nazionale, fra cui quelle del controllo del traffico aereo. Del resto, i precedenti non mancan o fra cui uno a scapito della rete elettrica degli Stati Uniti, penetrata da pirati informatici che tempo fa vi installarono un software potenzialmente pericoloso all'interno dell'infrastruttura informatica.

Il mistero degli ultimi attacchi al Nasdaq
Il mistero che aleggia sui recenti attacchi al Nasdaq, che nell'immediato pare non abbiano creato danni, preoccupa però gli investigatori. Secondo Tom Kellermann, ex ufficiale della sicurezza informatica della Banca Mondiale, gli hackers più pericolosi al mondo stanno sempre di più prendendo di mira le istituzioni finanziarie, in particolare quelle coivolte nella negoziazione elettronica. «Molti hacker professionisti non cercano di monetizzare immediatamente la situazione, ma spesso compiono quella che in gergo viene chiamata raccolta delle informazioni locali al fine di apprendere il modo migliore per monetizzare l'attacco nel lungo termine».

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Tags Correlati: Albert Gonzales | Banca Mondiale | Borsa Valori | Il New York Stock Exchange | Nasdaq | NYSE Euronext | Ray Pellecchia | Russia | Sicurezza informatica | Stati Uniti d'America | Tom Kellermann | Wall Street | Wikileaks

 

Il caso pone due problemi per le autorità statunitensi: da un lato preservare la stabilità e l'affidabilità del circuito elettronico degli scambi, dall'altro rassicurare mercati e investitori che tutto è e sarà sotto controllo quando, lunedì, riapriranno gli scambi (alle ore 15.30 ora italiana). A tal proposito Ray Pellecchia, portavoce di Nyse Euronext, il circuito che gestisce Il New York Stock Exchange, ha dichiarato: «Noi prendiamo sul serio ogni minaccia potenziale e stiamo continuamente lavorando per garantire che i nostri sistemi operino con i più alti livelli di sicurezza».

Il precedente
L'ultimo caso in cui è stato reso noto un attacco al sistema informatico del Nasdaq risale al 1999, quando un gruppo di hackers mise sotto scacco il database del listino tecnologico americano per fini dimostrativi. Funzionari del Nasdaq affermarono allora che la rete, nei fatti, non subì danni reali.

Le indaginI
Gli investigatori hanno informato anche i funzionari della Casa Bianca. Al momento le autorità non sono riuscite a individuare il sentiero di provenienza degli attacchi. Alcuni indizi indicano che gli attacchi possano essere stati sferrati dalla Russia. Allo stesso tempo, però, non è detto che si tratti effettivamente di pirati informatici di origine russa dato che gli hacker potrebbero aver utilizzato computer in Russia semplicemente come conduttori.

Gli hackers, infatti, spesso tendono ad utilizzare la geografia come specchio per allodole. Strategia adottata da Albert Gonzales, probabilmente l'hacker più famoso del mondo. Nel 2009, dalla sua casa a Miami (ma attraverso computer allocati in Europa dell'Est) è riuscito a recuperare più di 100 milioni di numeri di carte di credito.

Il caso è considerato il più grave crimine compiuto da un pirata informatico nella storia degli Stati Uniti. Gonzales è stato condannato a 20 anni di carcere.

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