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Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2011 alle ore 18:56.
Il G-20 accusa la speculazione sui derivati alimentari ma intanto secondo la Fao la grave siccità che ha colpito la Cina settentrionale potrebbe mettere a rischio il raccolto invernale di grano e altri cereali. Questo, soprattutto, se le temperature in febbraio resteranno inferiori alla media e se non ci saranno sufficienti precipitazioni in primavera. Insomma una classica causa metereologica che si associa a un aumento della domanda strutturale da parte dei paesi emergenti. L'effetto immediato é un boom nei prezzi dei cereali a livello mondiale con l'indice Fao che ha raggiunto il livello record di 231 punti, il più alto da quando la serie di rilevazioni é stata avviata (2009). Che sta succendendo dunque nel mondo delle materie prime alimentari?
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La fattura delle commodity
La fattura totale dell'import di commodity toccherà nel 2011 il record, dopo aver toccato i mille miliardi di dollari l'anno scorso. A novembre la Fao ha alzato le previsioni 2010 a 1.026 miliardi, in rialzo del 15% dal 2009, a un soffio dal record del 1.031 miliardi raggiunto nel corso della crisi alimentare del 2008. I motivi? Secondo la Fao a determinare l'impennata dei prezzi dei prodotti alimentari sono inondazioni e siccità e le restrizioni all'export dei cereali imposte da grandi paesi produttori come Russia e Ucraina e dalla debolezza del dollaro che è la valuta di riferimento degli scambi delle materie prime alimentari.
Cina e India
I paesi emergenti chiedono sempre più cibo e di qualità: Cina e India sono i due giganti asiatici la cui classe più facoltosa ha assunto stili di vita occidentali. Il risultato è una forte inflazione dei prodotti alimentari che ha costretto entrambi i paesi ad alzare i tassi di interesse per cercare di frenare la corsa dei prezzi, ma che rischia di rallentare anche quella della crescita.
Un "arco della crisi alimentare" che parte dall'Africa del Nord e arriva in Asia: in India i prezzi alimentari sono aumentati in un anno del 18%, incremento che, associato a un'impennata dei prezzi dell'energia, ha fatto alzare i tassi alla Banca centrale indiana. Anche in Cina il costo degli alimentari è salito dell'11,7% in un anno, mentre i non-alimentari sono aumentati solo dell'1,9 per cento. «Attenzione però - precisa Abdolreza Abbassian, capo economista alla Fao - gli aumenti in India sono determinati anche dal raddoppio dei prezzi delle spezie (sostanze molto usate nella cucina indiana) mentre in Cina sono i vegetali freschi a tirare la volata, "piatti" entrambi destinati a una classe agiata». Cautela quindi nel fare facili generalizzazioni.