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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2011 alle ore 12:31.
L'ultima modifica è del 27 agosto 2011 alle ore 09:19.

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Nel giro di una settimana gli economisti tedeschi hanno tagliato di metà le previsioni di crescita della Germania e dell'area dell'euro per il 2012. Avevamo bisogno di questo rallentamento quanto di un calcio negli stinchi.

Contrariamente alla Bundesbank che finora non ha cambiato prognosi, Deutsche Bank per esempio prevede per il prossimo anno una crescita tedesca dello 0.8% anziché del 2%. In Germania il presidente della Repubblica non ha bisogno di intimare alla classe dirigente a non nascondere le verità scomode. A differenza di quanto succede in Italia, dove il rischio di recessione è considerato un tema per commensali poco educati. Gli analisti americani, per definizione poco formali, ritengono che nell'area euro diversi paesi entreranno presto in recessione, tra questi secondo Citigroup la correzione peggiore delle stime di crescita toccherebbe al nostro paese.

Cito analisti di mercato perché la loro rapidità nel cambiare scenari ben si adatta all'ipocondria con cui i mercati stessi contagiano l'economia.

Non è una questione di irrazionalità, gli economisti li chiamerebbero "equilibri multipli": quando alcune circostanze mutano, le probabilità degli eventi mutano anch'esse e situazioni che prima erano stabili cominciano a tremare. Se la risposta di politica economica al cambio di scenario non è rapida ed efficace, è razionale dare i numeri. Ancora un volta si tratta dunque di capacità politica di capire la situazione e di reagire rapidamente.

Nei tanti convegni italiani che si apriranno con settembre varrebbe la pena di non nascondere la verità. La debolezza della crescita nell'euro area farà sì che sarà ancora più difficile aggiustare i bilanci dei Paesi più indebitati e ciò a sua volta renderà i tedeschi ancor meno entusiasti di essere chiamati al soccorso. Che si tratti di un circolo vizioso è molto probabile. L'incertezza sul debito - anche quello estero - finisce per pesare sulle decisioni di spesa e di investimento in ogni paese euro. Lo si è visto nei giorni scorsi nell'indice Ifo sul clima di fiducia tra gli esportatori tedeschi che si dichiarano gravemente intimiditi dalla situazione dell'euro area: l'incertezza produce minore crescita e finisce a sua volta per aggravare gli squilibri di bilancio.

Naturalmente il rallentamento dell'economia non dipende solo dalla crisi dell'euro area. I debiti pubblico e privato frenano l'economia Usa. La stessa Cina rallenterà nel passaggio dal ciclo degli investimenti a quello dei consumi in un contesto di bassa domanda globale. Ciò che caratterizza l'Europa è però la mancanza di strumenti di politica economica per contrastare la stagnazione.

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