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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2013 alle ore 12:34.

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La luce che si intravvede in fondo al tunnel forse è reale. Ancora non si vede un effetto concreto dei sacrifici dei governi nazionali. Ma probabilmente questa azione virtuosa «nella seconda parte dell'anno si trasferirà sull'economia reale». Occorre continuare il processo di ricostruzione europea perché «le riforme sono inevitabili». E ancora: «Vorrei vedere un taglio dei costi di governo, un calo delle tasse, una gestione di investimenti per le infrastrutture, meno tagli alla spesa».

Il «banchiere centrale più conosciuto al mondo», come viene presentato al Forum di Davos, propone speranze moderate e una moderata ma chiara visione dell'ingegneria europea. Ci sarà una vigilanza unica sulle banche europee ma il suo compito sarà di «lavorare intensamente» con le autorità nazionali. Un lavoro di coordinamento, dunque, più che di comando. Anche perché, ha ricordato Draghi, soprattutto sulla vigilanza unica «bisogna creare qualcosa di sovranazionale». Ma l'obiettivo della «mutualizzazione del rischio è a lungo termine» ed è una decisione «politica, non monetaria». È comunque qualcosa che non farà cambiare a David Cameron l'idea di un referendum sull'uscita del Regno Unito dalla Ue.

Il 2012, secondo il governatore della Banca centrale europea, è stato «l'anno del rilancio dell'euro». I governi nazionali «hanno fatto progressi straordinari nel consolidamento fiscale e nelle riforme strutturali. La posizione fiscale generale è migliore, così gli spread, la competitività, la bilancia dei pagamenti». Per la prima volta, ricorda Draghi, è ripreso il processo di «ingegneria europea», quella calendarizzazione del cammino europeo cara a Delors, «una pratica che era stata dimenticata».

Dovendo definire gli obiettivi strategici del 2013, il governatore della Bce sceglie «il superamento della frammentazione che ancora rimane». «Dobbiamo avere un mercato finanziario e dei capitali interamente integrato. Quest'anno è incominciato in una situazione diversa» dal passato: «c'è una relativa tranquillità».

Ma Draghi non riesce ad essere del tutto soddisfatto. «Siamo nella situazione in cui hai un contagio positivo per i mercati finanziari – spiega – ma non vediamo ancora tutto questo trasmesso all'economia reale. Nella governance europea sarà un anno di concretizzazione delle scelte dell'anno scorso»: dalla teoria si passerà all'azione. «Ma solo se
i governi nazionali insisteranno nelle riforme strutturali: competitività, export, mercato del lavoro, crescita». Se questo accadrà, i passi avanti fino ad ora compiuti e i loro benefici »nella seconda parte dell'anno si trasferiranno nell'economia reale».

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