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Dossier Come Milano è diventata- anche dopo Expo- capitale del food

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Dossier | N. 21 articoli Food delivery

Come Milano è diventata- anche dopo Expo- capitale del food

Riunisce oltre il 5% di tutti i servizi di ristorazione d'Italia e un settimo di tutte le enoteche. Ma anche i principali servizi di food delivery hanno scelto di stabilirvi la propria sede. Inoltre, qui fanno tappa, tra eventi e collaborazioni, i più celebri chef ed è stata sede della più importante manifestazione mondiale dedicata al cibo, Expo2015. Anzi, proprio l'esposizione universale ha dato il via a un moltiplicarsi di eventi, ristoranti stellati e non, bistrot, tendenze foodies, mercati gastronomici e Ape car gourmet senza precedenti né paragoni nel resto d'Italia. Grazie anche a una rinascita architettonica, che ha ridato splendore e riqualificato diverse zone della città.

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Insomma, dopo moda e design, e dopo essere stata per molti anni la “Milano da bere”, oggi il capoluogo lombardo si scopre sempre più capitale del Food o meglio del “foody”, ossia il cibo che fa tendenza. Sempre all'avanguardia in fatto di mode, non è un caso che anche il celebre Starbucks, dopo anni di esitazione, abbia scelto proprio la metropoli della Madonnina per aprire il suo primo punto vendita in Italia. Ma Expo per Milano è stata anche il punto di partenza e stimolo per intraprendere o rafforzare una serie di grandi eventi annuali dedicati al cibo.


Milano, metropoli tascabile
Come Milano abbia saputo guadagnarsi lo status di capitale italiana del food lo abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti. «L'Esposizione Universale ha fatto da spartiacque per la ristorazione milanese – afferma Federico Gordini, organizzatore di Milano Food Week ed ex presidente del comitato giovanile di Expo2015 –. Prima di allora c'erano delle punte importanti, come Gualtiero Marchesi o Aimo e Nadia, ma niente di paragonabile a quello che è successo dopo. Prima di Expo2015 il modello a cui rifarsi era Barcellona. Oggi possiamo dire di avere un modello Milano e a costruirlo sono stati gli imprenditori, da tutta Italia e dall'estero, che hanno scommesso sulla città». Perché è successo tutto questo e perché proprio a Milano? «È una città strategica sotto vari punti di vista: metropoli tascabile, collegata col mondo e al tempo stesso con una grandiosa rete di infrastrutture interne. Milano è la palestra ideale per testare i nuovi format. Sui milanesi stessi, che per natura sono curiosi e aperti alle novità. Inoltre, hanno visto talmente tante proposte culinarie da aver affinato il gusto, anche grazie agli innumerevoli viaggi per vacanze o più spesso per lavoro. Qui, per lo stesso motivo, ovvero il turismo o più facilmente il business, arrivano consumatori da tutto il mondo. Non c'è luogo migliore per lanciare una tendenza: è una capitale di sperimentazione di offerta, che riesce ad abbinare la cucina alta molto presente, con una componente business importante, con entry level, tanto etnico e la riscoperta delle trattorie». Il food, quindi, sostituirà moda e design nell'immaginario mondiale riguardo a Milano? «Piuttosto li integrerà. Credo nell'italian lifestyle, di cui questa città è la capitale indiscussa».

Internazionale come Manhattan e Londra
Del resto, questo modello di tante cucine diverse in un'unica città funziona perché ha il giusto target a cui rivolgersi. «Non ho mai avuto difficoltà a invitare chef celebri a Milano, perché la città godeva già di un grande prestigio a livello economico e di gusto», racconta Paolo Marchi, ideatore di Identità Golose, il più conosciuto e seguito congresso di alta cucina d'Italia. «È la città più ricca: dal dopoguerra, chi voleva lavorare veniva qui. E Milano ha sempre accettato le migrazioni e le contaminazioni, due fattori da cui nascono sempre buone idee. Non è un caso se tutte le nuove mode si sono affermate prima qui, poi nel resto d'Italia». Dal suo palcoscenico privilegiato Identità Golose offre un ottimo sguardo d'insieme su tutte le tendenze del food mondiale. Nelle sue 15 edizioni ha ospitato 600 chef relatori da 35 nazioni, mentre il nuovo hub di via Romagnosi dall'apertura (settembre 2018) a oggi ha già prestato i suoi fornelli a quasi 80 maestri della cucina internazionale. «Anche il progetto del ristorante di Identità Golose – prosegue Marchi – non avrei potuto realizzarlo in nessuna altra città. Abbiamo rotto il tabù che per mangiare da uno chef rinomato devi andare al suo ristorante, magari dall'altra parte del mondo. Noi, invece, lo portiamo qui. Perché il milanese è internazionale e lo apprezza. Direi che il nostro capoluogo in questa apertura si può paragonare solo a Londra o Manhattan, cosa che non si può dire di altre capitali importanti per il cibo, come Parigi, ma meno aperte alle altre culture gastronomiche».

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