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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2012 alle ore 08:26.

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ROMA - Dialogo ma senza indietreggiamenti. Sembra essere questa la posizione del ministero dello Sviluppo economico dopo una giornata segnata da nuove polemiche e dalle proteste di 22 organizzazioni del settore delle energie rinnovabili che hanno prima manifestato davanti al Parlamento e poi incontrato i rappresentanti del governo chiedendo un periodo transitorio per far entrare in esercizio le nuove regole. Il ministero guidato da Corrado Passera vorrebbe comunque arrivare già questa settimana al varo dei due decreti ministeriali (sui quali serve però il concerto con l'Ambiente) che dovranno rimettere ordine alla materia facendo calare la scure sugli aiuti pubblici alle energie verdi per il quale il conto sarebbe arrivato a 9 miliardi, di cui quasi 6 per il fotovoltaico.

La direzione di marcia prevede un taglio del 30-40% agli incentivi per metterli in linea con quelli Ue, soprattutto sul fronte degli impianti del fotovoltaico che anche se di piccola dimensione (3 kilowatt) dovranno iscriversi a un registro ad hoc nel quale sarà fissata una graduatoria che privilegerà i sistemi più efficienti e meno invasivi. E poi: aste per gli impianti di potenza superiore ai 5 megawatt e 'tetti' di produzione energetica per tutte le fonti rinnovabili fissati dal 2013 al 2015. Ma anche una serie di paletti e requisiti minimi per accedere ai benefici che prevedono tra l'altro l'obbligo di dimostrare la capacità finanziaria necessaria per costruire un impianto.

La contesa non è del tutta chiusa: va trovato un punto di equilibrio con il ministro Clini (si veda l'articolo accanto) e vanno in qualche modo registrate le sollecitazioni che arrivano da una parte della maggioranza (il Pd ha annunciato un disegno di legge per riformare l'intera struttura delle bollette energetiche). Lo Sviluppo ritiene comunque indifferibile un intervento per evitare abusi. Nelle premesse delle ultime bozze circolate si sottolinea che gli incentivi corrisposti negli ultimi anni «sono stati molto generosi - sia in rapporto a quanto corrisposto in altri Paesi europei (in molti casi oltre il doppio), sia in termini di ritorno garantiti agli investitori - soprattutto per l'energia fotovoltaica». Una corsa forsennata ai sussidi che tra l'altro si è tradotta in un «aggravio di 120 euro all'anno per la famiglia media», in pratica il 23% della bolletta annua. Senza contare che l'onere per lo Stato nei prossimi 15-20 anni dovrebbe raggiungere i 150 miliardi. Da qui il giro di vite sugli incentivi che sul fotovoltaico dovrebbero prevedere un tetto di spesa annua di 500 milioni. Le cifre in realtà ancora ballano, ma di certo c'è che ci sarà un taglio rispetto agli stanziamenti previsti dal quarto conto energia in vigore da appena un anno che prevede fondi per 810 milioni fino al 2012 solo per i grandi impianti, senza alcun limite di spesa complessiva per le installazioni medio piccole. Sotto il segno della semplificazione e del contenimento della spesa c'è anche l'introduzione, dal prossimo luglio, della corresponsione basata sulla tariffa onnicomprensiva. Mentre i tecnici stanno anche lavorando all'ipotesi di un registro obbligatorio per gli impianti sopra i 3 chilowatt con tanto di graduatoria delle realizzazioni che, in ordine gerarchico, sono più meritevoli di incentivazione: guadagneranno, a esempio, più 'punti' gli impianti da realizzare su edifici dotati di certificazione energetica almeno di classe «D». E poi quelli che vanno a sostituire coperture in eternit o comunque contenenti amianto o che prevedono di installare impianti di potenza non superiore a 200 kW nelle aziende agricole.

La bozza di decreto sulle altre fonti rinnovabili - che ipotizza un costo cumulativo degli incentivi (escluso il fotovoltaico) di 5,5 miliardi - punta a introdurre «accanto alla riduzione degli incentivi» anche dei «meccanismi» in grado di «tenere i volumi di sviluppo sotto controllo». Da qui l'ipotesi di introdurre aste per gli impianti di potenza superiore a 5 megawatt e registri nazionali per tutti gli altri impianti, «con volumi massimi predefiniti per ciascun anno e per tecnologia e con selezione in base a criteri di priorità». In particolare vengono definiti «contingenti annuali» complessivi incentivabili per impianto dal 2013 al 2015 per ognuna delle energie verdi: 50 megawatt all'anno per l'eolico 'on shore', ai zero per quello 'off shore' (gli impianti installati cioè ad alcune miglia dalla costa di mari o laghi); 45 megawatt per l'idroelletrico; 23 per l'idroelettrico; 22 per biomasse e bioliquidi sostenibili e 130 per biogas, gas di depurazione e gas di discarica.

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