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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2012 alle ore 10:51.

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Duemila nuovi coltivatori di nocciole nei prossimi tre anni. È la sfida lanciata in Georgia dal gruppo Ferrero che con il sostegno di Usaid (l'Agenzia federale americana per lo sviluppo internazionale) ha dato il via a un programma di formazione che permetterà a circa 2.200 produttori di nocciole di familiarizzare con le più moderne tecnologie di coltivazione.

Il progetto, con il contributo di agronomi italiani, terminerà nel 2015 ed è stato inaugurato a Zugdidi (nella regione del Samegrelo, vicino l'Abkhazia) nella sede di AgriGeorgia, società interamente controllata dal gruppo Ferrero, che attraverso aste pubbliche, ha acquistato circa 3mila ettari da adibire, appunto, a noccioleti, impiegando oltre 150 addetti.

Ma non è solo Nutella ad aver creato un ponte tra l'Italia e la piccola repubblica caucasica, incastonata tra Russia, Armenia, Azerbaijan, Turchia e Mar Nero.

Con il supporto dell'Ambasciata della Georgia in Italia, nel 2010 è stato costituito, da avvocati e professionisti italiani, un gruppo di lavoro per promuovere il trading fra i due Paesi. Tanto che il 12 aprile a Vicenza e il 13 a Roma, l'Associazione per il commercio italo-georgiana (www.acig.it) promuoverà, rispettivamente, con Confindustria di Vicenza e Unindustria Lazio, un workshop di incontro tra imprenditori italiani e georgiani, con presentazione del Paese e delle opportunità di business. Anche perchè – come conferma Alitalia – dal 5 maggio, partirà il collegamento diretto tra Roma Fiumicino e l'aeroporto Internazionale di Tblisi, con collegamenti bisettimanali, il lunedì e il sabato.

Due recenti "conflitti congelati", nel 2008, con le regioni separatiste di Abkhazia ed Ossetia del Sud (sostenute dalla Russia) hanno dimezzato il Pil (dal 12% del 2007 al 6,4% del 2011) senza deprimere l'interscambio che, in base ai dati Istat, l'anno scorso ha registrato livelli record, considerando che il Paese ha meno di 5 milioni di abitanti: l'interscambio è ammontato a oltre 217 milioni di euro (+63% rispetto all'anno precedente). Incremento che deriva da un aumento dell'export (oltre 136 milioni, +20% su base annua), ma soprattutto l'import georgiano in Italia (80,7 milioni di euro, quasi un +309 per cento).

A trainare l'export italiano sono soprattutto macchine e apparecchi meccanici (pari a un quarto del totale), oli di petrolio e bituminosi (un quinto del totale), mobili e materiale elettrico (rispettivamente 8 e 6% ), piazzando l'Italia al secondo posto come fornitore europeo della Georgia, dopo la Germania.

Fortemente aiutata dalla comunità internazionale nella fase post-bellica, agroalimentare, infrastrutture, trasporti, energia elettrica e turismo sono i settori in cui la Georgia aspira a diventare uno snodo logistico regionale. Sinora, l'Italia si è distinta nelle grandi costruzioni e nei recuperi.

Come il gruppo Permasteelisa – che ha collaborato con la Cimolai spa per la costruzione del ponte della pace di Tbilisi e con la Tasca Aldo spa per il rifacimento del palazzo presidenziale. O il gruppo Tosoni, che a Batumi, sul Mar Nero, ha contribuito alla realizzazione del palazzo di giustizia. Certamente pesa l'assenza di banche italiane, a differenza di quanto non avvenga per esempio per la Francia con Société Générale e per la Germania con ProCredit.

Il gruppo Salini è presente in Georgia dal 2009, attraverso la Todini costruzioni, nei lavori stradali: «Sono attualmente in corso due progetti: "Liavkhvi Bridge Luisi road" ossia un'autostrada a 4 corsie con 800 metri di galleria (Todini 100%) e un secondo progetto, con Salini in joint venture con il partner giapponese Takenaka , del valore di 55 milioni di euro per l'arteria a scorrimento veloce a 2 corsie "Kutaisi bypass" (17 km), i cui, iniziati nel marzo 2011, dureranno circa 24 mesi».

«Negli ultimi 10 anni – ha spiegato l'ambasciatore georgiano a Roma, Konstantine Gabashvili – il Paese, sotto la presidenza di Mikheil Saakashvili, ha avviato un rapido e profondo percorso di modernizzazione, puntando sulla facilità di fare business, tempi e procedure minime per costituire un'impresa e bassa fiscalità (dal 21% del 2004 al 6% di oggi). Nella classifica del Doing Business della World Bank siamo passati dal 112° posto del 2005 al 10° del 2010». Con l'obiettivo di entrare nella Nato (in funzione anti-russa) e nella Ue (i negoziati di libero scambio sono partiti a marzo ).

«I settori dove il know how italiano può fare la differenza, però, sono di più – ha sottolineato l'ambasciatrice Favi –. È un Paese in cui l'agricoltura assorbe oltre metà della popolazione. Ma mancano macchinari e una filiera distributiva. Col paradosso che molti generi, benchè prodotti, vengono più facilmente importati dalla vicina Turchia. La costruzione e gestione di centrali, con risorse idriche ingenti e montagne sino a 4mila metri, consentirebbe non solo di produrre energia idroelettrica, ma anche di esportarla. Infine, cresce il turismo, culturale, sportivo ed enogastronomico».

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