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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2012 alle ore 06:45.

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Roberto Galullo
Il pallottoliere dei fondi comunitari su Cagliari ha rischiato di non girare più.
Con i soli Fondi europei di sviluppo regionale (Fesr) programmati per il periodo 2007/2013, sul capoluogo sardo – secondo un'elaborazione della Regione Sardegna per il Sole-24 Ore – dovrebbero piovere 253.749.643,98 euro suddivisi tra 91 opere pubbliche nelle quali c'è di tutto: dal ciclo integrato dell'acqua alla difesa del suolo, dall'archeologia alla formazione, dall'industria alle politiche urbane, dalla mobilità all'ambiente.
Alcune sono opere imponenti, come il completamento del sistema fognario che prevede una spesa di 10,2 milioni o l'impianto di trattamento dei rifiuti per il quale sono stati stanziati 15, 6 milioni o, infine, la metropolitana leggera di Cagliari per la quale sono stati messi in bilancio 33 milioni.
Altre sono minuzie anche se rappresentano un contributo importante alla storia e alla cultura di Cagliari, come i 55mila euro per il consolidamento dei costoni rocciosi dei bastioni o i 91mila euro per il restauro dell'ex Palazzo civico. Altri, infine, appaiono come risorse "tappabuchi" come gli 81mila euro per la cartellonistica.
Soldi, tanti soldi, che dovrebbero cambiare volto e rilanciare una città che vive una crisi drammatica: secondo i dati aggiornati dell'Agenzia regionale per il lavoro 31.835 persone sono in cerca di prima occupazione o tentano di rientrare nel circuito economico dopo esserne stati espulsi (i residenti in età lavorativa sono 141.344).
Che qualcosa non andasse – ad un certo punto – lo hanno capito la Regione e lo stesso Comune che il 13 maggio 2011 hanno stipulato un protocollo d'intesa nel quale si possono ancora oggi leggere le priorità di spesa che avrebbero dovuto sbloccare milioni rimasti sulla carta.
Solo per parchi, centro storico e qualità della vita nei quartieri erano stati previsti 31,1 milioni ai quali dovevano essere aggiunti i 148,3 che includevano, oltre ai capitoli citati, anche le opere fronte-mare. Un protocollo – dicono i maligni – siglato tra due governi locali dello stesso colore politico in piena campagna elettorale: il centrodestra del neo eletto Governatore Ugo Cappellacci e del sindaco cagliaritano a fine corsa Emilio Floris.
Il primo giugno dello stesso anno la poltrona di primo cittadino sarà conquistata da Massimo Zedda. E in quel momento il pallottoliere dei finanziamenti che correvano il rischio di essere persi ha cominciato a girare.
«Quando mi sono insediato – racconta questo politico "finto giovane" di 36 anni, del Sel, consigliere comunale dal 2006, nato e cresciuto nella cultura di sinistra e del sindacalismo rosso – la prima cosa che ho scoperto sono state le lettere, abbandonate nel cassetto, di definanziamento di progetti comunitari per decine di milioni. È stata una vera e propria corsa contro il tempo e siamo arrivati, in alcuni casi, sul filo di lana. La cosa più incredibile è stato però scoprire che l'ufficio per la programmazione comunitaria e quello per la programmazione strategica, che pure erano fisicamente uno di fronte all'altro, non comunicavano e andavano ciascuno per proprio conto». Tra i primi impegni assunti, aggiunge la direttrice generale Maria Cristina Mancini, «c'è stata dunque la riorganizzazione dei servizi e delle funzioni».

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