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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2012 alle ore 06:44.

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VARESE. Dal nostro inviato
Innovazione, ricerca e internazionalizzazione sono i tre motori che spingono una provincia relativamente piccola ma tra le più industrializzate e ricche d'Europa, grazie ad un buon mix fatto di Pmi familiari, multinazionali tascabili e multinazionali vere e proprie.
Nel nostro viaggio lungo la Penisola, alla ricerca dei territori e delle economie che vanno in controtendenza e battono il "double dip", la nuova recessione, facciamo tappa a Varese. Secondo un rapporto sulla ricerca e l'innovazione del 2011, si colloca al 17esimo posto nella classifica nazionale per presenza di imprese ad alto contenuto tecnologico. Il 15% di tutte le esportazioni è generato da questa fascia di imprese. E proprio i settori che negli anni scorsi sono riusciti a penetrare e presidiare nuovi mercati, oggi tengono a galla l'economia, compensando l'andamento dei settori in sofferenza perché troppo esposti sul mercato domestico o nell'Unione europea.
In un sistema produttivo che ha cambiato pelle rispetto a qualche decennio fa, ci sono almeno tre settori che grazie all'export finora sono riusciti a battere la crisi. Meccanica, metallurgia, alimentari e bevande anche nella prima parte del 2012 hanno registrato tassi di crescita delle esportazioni nettamente superiori alla media provinciale e ancor più a quella nazionale. A questi si aggiunge il settore gomma e materie plastiche che in qualche modo "tiene" il ritmo.
Lungo la Milano-Varese c'è un'azienda familiare storica di questo settore, la Vibram, che da 70 anni produce suole di gomma ad alte prestazioni e investe tra il 5 e il 10% dei suoi 200 milioni di fatturato in ricerca. «Il 2011 è stato un anno eccezionale, sia in termini di fatturato che di profitti» spiega il dg Adriano Zuccala. Il 2012, invece, anche a causa delle particolari condizioni climatiche che incidono sulle vendite di calzature sportive, «sarà l'anno della tartaruga. Contiamo sulle nuove fivefinger (scarpe speciali per la corsa, ndr) per spingere anche le linee tradizionali». Punto di forza? «Definire e tenere alto il brand grazie a costanti investimenti in ricerca a innovazione».
Nell'alimentare, che nel primo trimestre ha visto l'export crescere del 16,5% dopo due anni di incrementi a ritmi ancora più sostenuti, sono presenti anche alcune multinazionali il cui ruolo è fondamentale sia per gli investimenti sia per vicolare le produzioni all'estero.
È della settimana scorsa il premio per l'innovazione ricevuto a Palazzo Madama, a Roma, da Carlsberg Italia, filiale della multinazionale danese per uno nuovo sistema di spillatura sviluppato nello stabilimento di Induno. Modular 20, questo il nome del nuovo sistema che consente di sostituire i fusti di acciaio con contenitori in Pet, facendo a meno anche della CO2 necessaria a svuotarli, da Varese sarà esteso a tutta la rete mondiale Carlsberg. Anche per questo nella filiale italiana, nonostante le piccole dimensioni, quest'anno la casa madre investirà 12 milioni di euro, la cifra più alta di tutto il vecchio continente. «Modular 20 riduce del 19% i consumi energetici, del 28% le emissioni di CO2, del 29% i rifiuti generati e del 46% quelli pericolosi. L'innovazione è l'unica leva che può convincere le multinazionali a continuare e a tornare a investire in Italia» afferma Alberto Frausin, a.d. di Carlsberg Italia, che collabora con università e centri di ricerca del territorio soprattutto sull'ecosostenibilità.

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