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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2012 alle ore 06:50.

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ROVIGO
Un passo avanti per la conversione della centrale Enel di Porto Tolle, in Provincia di Rovigo. Certo non il primo, dal momento che l'iter autorizzativo per il passaggio da gasolio a carbone è iniziato sette anni fa, ma la sentenza 3.569 del Consiglio di Stato viene accolta con favore da Enel e Regione Veneto perché stabilisce che, senza ripartire da zero, il ministero dell'Ambiente potrà riavviare il procedimento di Via, la Valutazione di impatto ambientale, applicando la legge regionale che nel 2011 che ha modificato le norme istitutive del Parco del Delta del Po. Nella sostanza, la decisione afferma che «l'Amministrazione statale, nel porre in essere gli atti del procedimento amministrativo, dovrà applicare la nuova normativa regionale e statale che ha superato il blocco della comparazione gas/carbone, imponendo comunque il dimezzamento dei limiti di emissione di legge».
A promuovere il ricorso erano stati associazioni ambientaliste, operatori turistici e alcuni comitati di cittadini. Greenpeace, Legambiente e Wwf ribadiscono oggi, nei commenti alla sentenza, che rimangono «irrisolte le questioni che determinarono la bocciatura del progetto Enel». Per il presidente del Veneto Luca Zaia, invece, il riavvio dell'iter autorizzativo per la conversione a carbone della centrale «premia la decisione della Regione di modificare la legislazione regionale per superare i vincoli esistenti. Ciò che conta davvero è che il Consiglio di Stato abbia finalmente posto fine, grazie anche all'intervento dei nostri giuristi, a una situazione di stallo che si trascinava da troppo tempo».
La riconversione punta a trasformare l'attuale struttura in un impianto di potenza inferiore, ma all'avanguardia sul fronte delle tecnologie. Il passaggio al carbone pulito (al pisto dell'olio combustibile) sarà accompagnato da alcune radicali modifiche, con riduzione del numero dei gruppi di produzione dell'energia elettrica, da quattro a tre, e con una riduzione della potenza installata da complessiva da 2.640 e 1.980 Mw. L'introduzione di caldaie ad altissima efficienza e sistemi di pulizia dei fumi consentiranno di abbattere le emissioni a una quota del 50% inferiore a quella stabilita dalle norme generali italiane ed europee a tutela della salute e dell'ambiente. La centrale sarà inoltre equipaggiata con un innovativo sistema di cattura e sequestro dell'anidride carbonica, per il quale l'Unione europea ha già stanziato un contributo di 100 milioni.
Un investimento da 2,5 miliardi, con importanti ricadute occupazionali: si parla di 380 dipendenti Enel, più 350 addetti alla manutenzione e 100 addetti alla logistica del carbone. Per l'attività di cantiere, della durata prevista di circa 5 anni, sono previsti 2mila lavoratori in media, con punte di 3.800. Anche per questo i sindacati applaudono: «Una decisione che aspettavamo. Ora però che la parola passa al ministero dell'Ambiente per riavviare il procedimento di Via, e l'auspicio é che si faccia in breve tempo: non é tollerabile lasciare ancora a lungo centinaia di lavoratori senza sapere quale sarà il loro futuro», dice il responsabile Energia della Cgil Nazionale, Antonio Filippi. E per il segretario confederale Uil, Paolo Pirani, «Alla decisione positiva del Consiglio di Stato deve far seguito la riattivazione immediata un progetto fondamentale dal punto di vista energetico e ambientale. Ciò significa anche, da parte di Enel, rimettere in bilancio tutti i finanziamenti già previsti per la riconversione della centrale».

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