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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2012 alle ore 06:44.

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FIRENZE
I giovani stanno tornando nei laboratori e nelle aziende della pelletteria toscana. Il distretto del lusso dell'area fiorentina, oltre 2mila imprese, 15mila addetti, 3 miliardi di ricavi e 2,2 di export nel 2011, in crescita del 22,5% rispetto al 2010, attrae sempre più la produzione qualificata di marchi (famosi e meno conosciuti) da tutto il mondo e, con la fame di manodopera che cresce, arriva a pagare 1.500 euro netti al mese per un primo impiego, 3mila per una mansione qualificata.
Tutti e 202 i disoccupati (o inoccupati) che a fine maggio sono usciti dal corso annuale di formazione e riqualificazione della Scuola di Alta pelletteria di Scandicci, una joint pubblico-privato, hanno immediatamente trovato lavoro. «E il 70% a tempo indeterminato», puntualizza Laura Chini, direttrice della Scuola che nell'ultimo anno ha contribuito anche a migliorare la specializzazione di 230 addetti del settore (nuove tecnologie, materiali pregiati, modelleria Cad) e per altri 100 ha svolto corsi direttamente in azienda.
Viene da dire: «Finché c'è lusso, c'è speranza». Il distretto cresce a ritmo sostenuto da un triennio, dopo la crisi del 2008-2009 che ha cancellato tante imprese, soprattutto quelle piccole dell'indotto, e le stime degli analisti allungano la dinamica positiva almeno ai prossimi 4-5 anni. Nel primo trimestre del 2012, secondo l'ultima rilevazione del centro studi di Intesa Sanpaolo, l'export del distretto fiorentino ha toccato i 618 milioni, contro i 539 del 2010. «C'è un mercato mondiale che chiede il lusso made in Italy e quello toscano è il polo d'eccellenza mondiale nella filiera cuoio-pelle-calzature», commenta Marco Fortis, economista, docente di statistica e vice presidente della Fondazione Edison.
«La moda non è solo immagine e comunicazione, che pure sono importanti», dice Karlheinz Hofer, responsabile mondiale produzione e logistica di Gucci, il cui quartier generale è alle porte di Scandicci. «Dietro al red carpet c'è il saper fare, la capacità cioè di creare e realizzare prodotti con un elevato contenuto d'innovazione e di artigianalità – aggiunge –. Non meno di 7mila persone della Gucci lavorano nel campo della pelletteria in Toscana, perchè qui è possibile trovare tradizione e know how».
Borse, cinture, portafogli, scarpe: non solo Gucci, Ferragamo, Prada, Tod's, Dolce&Gabbana, Stefano Ricci, Braccialini, anche i grandi brand esteri come Louis Vuitton e Dior producono in Toscana. E si stanno affacciando marchi giovani: dagli Stati Uniti, dal Brasile, dall'Asia. «Con una crescita attesa del 20-30% nel medio periodo, per accontentare la domanda mondiale serviranno altri 2-3mila posti di lavoro, sempre che non intervengano cataclismi economici internazionali», spiega Andrea Calistri, titolare della Sapaf, piccola azienda del distretto con 32 dipendenti e 3 milioni di giro d'affari, in crescita del 15% quest'anno.

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