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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2012 alle ore 18:44.

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La lista dei casi di contraffazione e commercio illegale del Viagra, è lunga. Centinaia le azioni giudiziarie promosse dalla Pfizer -casa farmaceutica che a metà degli anni novanta mise a punto la famosissima pillola- nel corso degli ultimi 15 anni a tutela della proprietà industriale.
Questa volta, però, la minaccia è arrivata sotto forma di salsa al peperoncino dal nome rievocatorio: "Viagrino". Luca Tamburelli, imprenditore foggiano nel settore alimentare, commercializzava, con questo nome, una composizione a base di olive, melanzane e piccantissimo peperoncino sott'olio con la promessa di "stimolare il sapore". In realtà quello dello scaltro imprenditore pugliese, che aveva depositato la domanda di registrazione del marchio presso l'Ufficio italiano marchi e brevetti, era soltanto un gioco di parole.

Gioco spinto, forse, un po' troppo oltre inondando televisioni e giornali locali di pubblicità raffiguranti il peperoncino tinto di blu sulla confezione e slogan che richiamavano con doppi sensi espliciti il Viagra.
La controffensiva della casa farmaceutica non si è fatta attendere. E' scesa in campo con i legali dello studio DLA Piper: accaparrandosi la rinuncia alla domanda di marchio, oltreché al nome da parte di Tamburelli.
Quest'anno, prima del partner Roberto Valenti e del senior associate Alessandro Ferrari, che hanno guidato la squadra di DLA in quest'occasione, Pfizer era stata rappresentata da Raffaella Quintana e Antonio Carino, in un'altra vittoriosa iniziativa giudiziaria finalizzata ad ottenere il riconoscimento della violazione dei diritti di privativa industriale. In quel caso si era pronunciata la seconda sezione penale della Cassazione, statuendo il divieto di commercializzazione del Sildenafil (principio attivo del Viagra) senza il preventivo consenso del titolare del brevetto.

Le tesi degli imputati - respinte nei tre gradi di giudizio - si fondavano su un'interpretazione molto estensiva di "eccezione galenica" che, in alcuni casi, permette al farmacista di produrre farmaci contenenti principi attivi coperti da brevetto.
Sempre ai fini della tutela del marchio Viagra, la scorsa settimana a Houston, in Texas, un uomo di origine portoricana è stato arrestato per aver trafficato in internet pastiglie contraffatte. Il procuratore distrettuale ha dichiarato in conferenza stampa che i farmaci non originali, a base di Sildenafil, venduti online da Garcia Torres, per 2 euro al pezzo, contro i 15-20 dollari dell'originale, provenivano dalla Cina e facevano parte di un'estesissima rete internazionale di farmaci "clonati".
L'attaccamento di Pfizer al marchio è tanto più comprensibile se si pensa che, la casa farmaceutica, nel 1998 deteneva il monopolio mondiale per la terapia dell'impotenza maschile, ma, in meno di un decennio, aveva già perso il 50% del proprio giro d'affari.

Una ricerca statunitense pubblicata nel 2007, attribuisce le cause della perdita di una fetta così significativa di mercato sia alla concorrenza di Cialis e Levitra, farmaci con analoghe indicazioni terapeutiche, sia al consolidamento del mercato nero. Se a questo si aggiunge l'autorizzazione, concessa all'inizio di maggio, dalla Food and Drug Administration americana alla commercializzazione di Stendra che promette gli stessi effetti della pillolina blu in tempi ridotti e senza gli effetti collaterali riconosciuti al Viagra, un ulteriore perdita di introiti è prevedibile.
Non si deve dimenticare, infine, che, in alcuni Paesi, il Brasile, ad esempio, il brevetto è scaduto da tempo e non è stato rinnovato. In Italia scadrà nel 2013. C'è da scommettere che Pfizer non si farà sfuggire un mercato che frutta oltre 82 milioni di euro l'anno. Così stando le cose, viene da chiedersi, che male poteva fare, infondo, il Viagrino, la salsa pugliese al peperoncino.

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