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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2012 alle ore 10:43.

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«Noi non fatturiamo nulla in Mozambico, ma i nostri motori diesel qui "vendono" tantissimo. Ci arrivano tramite i nostri clienti portoghesi e dal Sudafrica, primo partner commerciale a Maputo. Però questa intermediazione a loro costa di più. Per questo sono qui, in cerca di un partner commerciale per riuscire a inviare la merce direttamente dalla fabbrica».

Ad Alessandro Lovati, amministratore della Vertexcel Dieselectra (7 addetti e 3 milioni di euro di fatturato dovuto a un 80% di export dei propri ricambi e pompe di inezione per motori diesel) il Mozambico è l'unico tassello mancante nella rete di vendita del continente africano.

Ma avere il contatto giusto non è facile. «È difficile trovare grossi importatori per prodotti affini – spiega Susanna Zamboni, titolare della Oms, azienda bresciana anche lei specializzata sulla componentistica per motori diesel (40 addetti e 70 milioni di fatturato 2011, per l'85% grazie all'export) –. Qui un soggetto importa dalle ciabatte ai motori. Per questo è spesso difficile spiegare loro cosa produciamo, soprattutto se è di nicchia. E che acquistare un prodotto di qualità può costare un po' di più subito ma poi non deve essere sostituito dopo un anno ma magari dopo dieci».

«Anche se – spiega Domenico Franzoni, direttore commerciale della bresciana Sicos (30 addetti e 6 milioni di fatturato 2011) – sono persone curiose e pragmatiche. Sono attenti alle novità e alla sostanza. Se un prodotto li convince, l'implementazione e l'acquisto sono velocisssimi».
Imprese dell'edilizia, della meccanica, dell'oil & gas hanno concluso sabato scorso una settimana di incontri con imprese, potenziali clienti e distributori in Mozambico, missione economica organizzata da Promos-Camera di Commercio di Milano.

Con un ritmo di crescita dell'8,5% l'anno negli ultimi dieci (la previsione, per il 2012, è "ridimensionata" a un +7,2%), oltre a una stabilità negli ultimi venti anni, il Mozambico si attesta – secondo le stime dell'Economist/IMF – al 4° posto, a livello mondiale, per percentuale di crescita nel periodo 2011-2015. L'interscambio con l'Italia ha toccato, nel 2010, i 382 milioni di euro (332 milioni di export mozambicano verso l'Italia e 50 milioni di import, rispettivamente, in aumento del 90 e del 28% sull'anno precedente). A ottobre dello scorso anno, l'Eni ha annunciato la scoperta di un grande giacimento di gas naturale nel prospetto esplorativo Mamba Sud 1, nell'Area 4 dell'offshore del Mozambico, «e che – spiega Simone Santi, console onorario del Mozambico a Milano – si configura come il 5° al mondo per dimensione. «Solo nella zona di Tete, centro carbonifero già dal tempo coloniale, con riserve stimate tra le più grandi del mondo – ha aggiunto – si sono concentrate le maggiori compagnie minerarie (Rio Tinto, Vale, Jindal-India) e 135 subcontractors per appalti e forniture».

L'indotto creato dai grandi investimenti (carbone, energia, zucchero), ha spiegato ancora Santi, «sta offrendo i presupposti alle Pmi che necessitano di beni e competenze specifiche nei seguenti settori: packaging per prodotti alimentari, materiali da costruzione, arredamento, macchinari agricoli, carpenteria, officine auto e logistica».

Il Governo del Mozambico guarda, inoltre, con favore agli investimenti nel settore dei biocombustibili. Tanto che Seci Api Biomasse Srl (joint venture tra Api Nova Energia Srl e Seci Energia SpA), ha avviato un progetto per un'aizenda di 6.300 ettari di jatropha, pianta che produce olio combustibile.

Il primo partner commerciale del Mozambico è il Sudafrica. In Europa, il ponte con il Paese è sempre stato "monopolio" portoghese. Ma le cose stanno cambiando. Le riserve minerarie e l'impetuosa crescita delle infrastrutture (solo nel '92 furono firmati gli accordi di pace che mettevano fine alla guerra civile che aveva sventrato il Paese) attirano soprattutto cinesi, indiani, brasiliani e giapponesi.

«Non si vedono che volti orientali atterrando all'aeroporto di Maputo – fa notare Luca Scapin, (sales manager della Combi Araldo di Lecco, cerniere e accesori per cancelli e serrature, 65 addetti e 15 milioni di fatturato) –. Vendiamo già molto in Sudafrica dove l'alto tasso di insicurezza ha portato in questi anni a un vero e proprio boom delle serrature e dei cancelli automatizzati. Un fenomeno in espansione in tutte le città africane dove i tassi di crescita economica sono alti ma anche le diseguaglianze e la criminalità. In Mozambico puntiamo a trovare un partner commerciale affidabile, con la possibilità di affidargli in loco l'assemblaggio dei prodotti».

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